La Pinacoteca Agnelli di Torino ospita, fino al 2 aprile prossimo, la mostra personale di Thomas Bayrle (Berlino, 1937) intitolata “Form Form SuperForm”, a cura di Sarah Cosulich e Saim Demircan, che propone un percorso retrospettivo non lineare attraverso temi chiave della pratica di Bayrle come il consumismo, la produzione in serie, il potere, l’economia e la fede, in stretta connessione con la sede dell’ex fabbrica FIAT del Lingotto che ospita il progetto.
Artista della generazione del dopoguerra in Germania, dagli anni Sessanta Thomas Bayrle osserva i processi di trasformazione della società evidenziando nelle sue opere il rapporto di interdipendenza tra azione individuale e collettività. Pur dialogando con i principali movimenti artistici all’inizio della sua carriera, dalla Pop Art all’Op Art al Concettuale, Bayrle ha sempre portato avanti una posizione autonoma, al di fuori di ogni classificazione.
La mostra prende il titolo dalle sue celebri “superforme”, complessi pattern realizzati da Bayrle a partire dalla ripetizione di unità, di persone, prodotti o meccanismi, con cui negli anni Sessanta ha anticipato il linguaggio digitale del pixel. Attraverso di esse l’artista ha messo in relazione la religione con il consumismo, la fabbrica fordista con le chiese gotiche, il capitalismo con Mao Tse Tung, i processi del corpo umano con i pistoni dei motori, le autostrade con i flussi finanziari.
L’esposizione fa parte del programma espositivo della Pinacoteca Agnelli, che comprende progetti monografici dedicati ad artiste e artisti contemporanei, attraverso percorsi in grado di aprire nuove letture della storia dell’arte in relazione alle pratiche artistiche del presente.
La mostra si sviluppa al terzo piano di Pinacoteca Agnelli, attraverso 9 sale che accolgono più di 90 opere suddivise in 9 temi differenti: “Concert”, è il cuore pulsante della mostra e si presenta come un concerto per macchine e pistoni, dove la ripetizione della produzione industriale e dei principi che regolano il lavoro si fondono con musica e spiritualità; “New Desires” racconta gli immaginari collettivi della Germania del dopoguerra, basati sui nuovi desideri consumistici e sui prodotti che li soddisfano: detersivi, automobili e vestiti; “Weaving Streets” presenta opere che si focalizzano su paesaggi urbani e strade, come nodi di connessione tra automobili, merci e persone, svelando il modo in cui il capitalismo modella lo spazio; “The Factory”, Arbeiter (Chinesisches Schriftzeichen: Erde) (2005) presenta figure di operai cinesi al lavoro ritratte su larghe bande incrociate di cartone simili a nastri trasportatori; “Modern Icons”, una Madonna con Bambino composta da immagini di automobili Mercedes ripetute e distorte, evidenzia le connessioni tra spiritualità e seduzione, icona e status symbol, fede e consumismo; “Superform Superstar”, una quadreria di stampe serigrafiche celebra le “superforme”, immagini costruite da altre immagini con cui Bayrle anticipa il linguaggio digitale dei pixel; “Produzione Bayrle” è un omaggio alla mostra del 1967 alla Galleria Apollinaire di Guido Le Noci a Milano, dove l’artista aveva rivestito tutto lo spazio, dalle pareti al pavimento, con motivi pop ispirati da nuovi prodotti di consumo e brand; il video Autobahnkreuz (2006) nell’ottava sala, “Crossroad”, è una caleidoscopica composizione di riprese di autostrade su cui sfrecciano automobili senza interruzione; “Mao and the Machine”, presenta uno dei pionieristici quadri cinetici realizzati manualmente da Bayrle negli anni Sessanta e in cui incrocia meccanicamente due immagini dipinte. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio, in italiano e inglese, pensato come una lettura completa dell’opera di Bayrle attraverso una selezione di interviste all’artista realizzate tra il 2002 e il 2018 da alcuni curatori e collaboratori.