Jean Tinguely a Milano


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Alla Fabbrica del Vapore a Milano è in corso, fino al 7 aprile prossimo, la mostra di Jean Tinguely, il grande artista svizzero, che intende ricomporre un tassello importante del rapporto tra la città e uno dei maestri dell’arte del novecento che, proprio a Milano, trovò con una istallazione performativa realizzata in Piazza Duomo la sua consacrazione internazionale.

Jean Tinguely and Niki de Saint Phalle, Le Cyclop – La Tête, 1970, Collection Museum Tinguely Basel – a cultural commitment of Roche I Ph Christian Baur, c/o Pictoright Amsterdam, 2016

Il percorso espositivo intende raccontare la vicenda artistica e creativa di uno dei grandi artisti del “Nouveau Réalisme“ idea realizzata da Pierre Restany, critico molto legato alla Città di Milano, e intende dare continuità al ciclo delle grandi mostre che hanno fatto della Fabbrica del Vapore, un luogo culturalmente internazionale grazie al Comune di Milano La mostra intende documentare il percorso creativo di Jean Tinguely nelle varie fasi della sua ricerca, con l’esposizione di dipinti, disegni e sculture semoventi veri macchinari creativi. La magia delle sue opere, la prorompente felicità che sprigionano, garantisce a questa mostra non solo un grande senso storico critico, ma anche un grande impatto popolare dato dal senso ludico e gioioso del suo lavoro. La mostra si avvale del supporto del museo Jean Tinguely, da collezionisti privati e dal Consolato Generale di Svizzera a Milano e di un comitato scientifico. A conclusione dei suoi studi all’Accademia di Basilea e dopo essersi trasferito a Parigi, Jean Tinguely (Friburgo 22 maggio 1925 – Berna 30 agosto 1991) capisce fin da subito che la sua aspirazione lo condurrà verso una ricerca artistica che si distacca dai linguaggi tradizionali. Lo scultore svizzero entrerà a far parte del gruppo di artisti che il 27 ottobre del 1960 a Parigi, sottoscriveranno il Manifesto del nuovo realismo, definito così da Restany. Presso l’abitazione di Yves Klein, si getteranno le basi per una ricerca di nuove metodologie di intuizione del reale. Tinguely rifiuta la scultura come mezzo di celebrazione, rivestendola di una nuova veste che gli porterà grande fama. Nel 1961 egli parteciperà ad importanti mostre di arte cinetica ad Amsterdam, a Stoccolma e a Copenaghen, così che il movimento diventa il centro dei suoi interessi. Dalle prime sculture astratto–cinetiche in metallo di ispirazione surrealista, in un secondo momento metterà in pratica una serie di sperimentazioni dalle quali nasceranno quelle opere definite neodadaiste e quelle di impianto monumentale. Nel tempo, le sue macchine diventeranno sempre più interattive per avvicinare il pubblico alla sua arte. Di fatto, nel 1967 debutteranno le Rotozazas, marchingegni che richiederanno la partecipazione dello spettatore che dovrà giocare con esse. Oltre al metallo utilizzerà anche altri materiali, come il legno carbonizzato di travi, insieme a crani di animali e macchine agricole bruciate, usati per la serie di sculture Mengele Totentanz che trattano il tema della morte. Impressionanti le Kanonen, vere e proprie macchine esplosive. Tra le ultime imprese realizzerà delle sculture dalle dimensioni gigantesche, come La Testa, iniziata nel ’69 e mai conclusa. A trent’anni dalla scomparsa, Tinguely rimane colui che ha voluto donare la vita alle proprie opere e all’arte nel suo concetto più ampio, non più mezzo di espressione ma espressione viva e reale essa stessa.

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