Spazio Musa presenta la mostra “Il cielo catturato” dedicata all’opera di Antonio Carena, fino al 27 gennaio prossimo, a cura di Lucrezia Nardi.
La ricerca di Carena muove i primi passi all’interno della generazione di artisti che si è formata nel difficile dopoguerra italiano, in una Torino allora unita nell’ideologia della “ricostruzione”. Dopo un’iniziale pratica decorativa all’interno della sua famiglia, intraprende gli studi all’Accademia Albertina sotto la Scuola di Pittura tenuta da Enrico Paulucci aperta al colorismo fluido e vibrante. Proprio all’Accademia delle Belle Arti di Torino possiamo trovare uno sei suoi soffitti affrescati, ma i suoi cieli dipinti hanno avuto successo anche nel resto d’Europa, ha infatti decorato un edificio Martini&Rossi a Ginevra, la Biblioteca di Palazzo dei Marchesi Spinola, le volte del Ministero dei Beni Culturali di Parigi, quelle del ristrutturato Castello juvarriano di Rivoli, e ha collaborato con la Fiat per la copertura del soffitto della sede romana. Ha partecipato a mostre ed eventi internazionali aggiudicandosi premi prestigiosi, ed ha affiancato la sua attività artistica con l’impegno come docente al liceo artistico prima, all’Accademia di Belle Arti di Cuneo poi. La mostra “Il Cielo catturato” è una ricerca immersa in termini di correlazione allo spazio espositivo: una serie di quadri e sculture di Antonio Carena sono trasposti sotto terra, a giocare con l’idea possibilista di una sala ‘a cielo aperto’ collocata nel piano interrato di Spazio Musa: scendendo i gradini trasparenti dello spazio, il visitatore accede ad una distesa di nuvole; le tele selezionate dalla curatrice insieme alla famiglia del pittore, che oggi custodisce il suo lascito culturale ed artistico, sono opere storiche che oggi possono essere rilette in termini installativi e di dialogo con lo spazio espositivo.