Un libro da regalare o regalarsi, sotto festività, resta sempre una bella esperienza, importante e propositiva: e in tal senso vale la pena scegliere con oculatezza, facendosi consigliare da chi è ‘del mestiere’ e magari sa pure districarsi nel mare magnum dell’editoria italiana. La scelta qui proposta di soli dieci titoli – un’ideale top ten 2023 – è consapevolmente parziale, essendo la produzione nostrana quasi sterminata con migliaia di libri e cataloghi all’anno, soltanto nel ramo dell’arte figurativa.
Iniziando dai cosiddetti coffee table books – espressione britannica per indicare volumi di grosse dimensioni da esporre sui tavolinetti del salotto buono – se ne possono indicare almeno quattro. Tra le monografie illustrare dedicate al ‘genio del moderno’ spicca Picasso (Giunti) di Gloria Fossi che è un excursus molto ben documentato (anche mediante le immagini) dell’iter creativo del giovane Pablo, prima a Malaga, poi via via a Barcellona, Parigi e Costa Azzurra tenendo il cubismo quale linea di demarcazione per il prima, durante e dopo. Il Déco in Italia (Silvana) a cura di Francesco Parisi è il catalogo di una bellissima mostra al Forte di Bard: ormai da alcuni decenni, i volumi preposti a ‘spiegare’ un’esposizione o una retrospettiva sono oggetti autonomi che vivono un’esistenza propria come oggetti di studio o di piacere: e quest’opera sull’eleganza della modernità, tra arti maggiori e minori, grosso modo tra gli anni ’20 e ’40 del XX secolo, ne è una prova eloquente. Facendo qualche passo indietro, sul piano cronologico, Giacomo Boni. L’alba della modernità (Electa) a cura di Alfonsina Russo (et alii) riguarda i lavori dell’architetto e archeologo che a fine Ottocento, oltre ristrutturare diversi antichi palazzi, rimodella l’assetto urbanistico della Roma antica tra scoperte e valorizzazioni, come dimostrano le foto d’epoca nel libro. Calvino cantafavole (Electa) a cura di Eloisa Morra e Luca Scarlini fa parte delle quattro mostre del ‘Laboratorio Calvino’ omaggianti l’illustre narratore Italo Calvino: delle quattro, questa sulle favole italiane (a cui lo scrittore si dedicò quasi da antropologo), è forse la migliore, come si evince anche dal catalogo variegato a motivare un universo di surreale fantasia.
Gli altri sei libri consigliati procedono a coppie, a due a due: entrambi facenti parte dei Quaderni di Mare verticale, sono Non accontentarsi mai di Raymond Loewy e Romanzo Silenzioso di Cecilia Carreri: il primo è l’autobiografia del celeberrimo designer franco-americano, che, ispirato al Bauhaus, è tra i pionieri nel saper sfruttare il potenziale del design industriale da un punto di vista economico, destinandolo alla società di massa, senza però rinunciare alla bellezza (e soprattutto alla praticità) delle forme degli oggetti, dalle bottiglie alle automobili. Anche il secondo è una sorta di testimonianza personale di un personaggio famoso (tra l’altro la prima velista italiana a vincere una competizione internazionale) che si dedica tanto alla poesia quanto alla pittura (più o meno direttamente ispirata a Matisse, Picasso, Rosai) con viva sincera partecipazione.
Seguono quindi due saggi – arricchiti da numerosissime immagini integrate al discorso del testo – calati nell’universo femminile: Self-portrait. Il museo del mondo delle donne (Einaudi) della narratrice Melania G. Mazzucco è un racconto degli autoritratti di note pittrici, da Artemisia Gentileschi a Frida Kalho, da Georgia O’Keeffe a Carol Rama e molte altre ancora: la teoria è che qui la donna è ‘soggetto due volte’, ritratta e ritraente. Paradisi artificiali (Giunti) del giornalista Claudio Pescio (direttore della rivista ‘Art Dossier’) naviga, come avverte il sottotiolo, fra ‘Storie di sesso, alcol e droga nelle opere d’arte’ evitando accuratamente la sin troppa palese arte contemporanea (invasa da questi ‘problemi’), osservando come già dal Cinquecento a inizio Novecento, debolezze intime e perversioni comportamentali venissero rese manifeste anche dalla pittura, magari in contesti simbolici o altamente sublimati. Infine, finalmente, due saggi puri, solo di parole, senza immagini: Contro l’arte fighetta (Castelvecchi) di Christrian Caliandro risulta un pamphlet di un critico militante contro tutta quella estetica (pittura, installazione, performance, happening, eccetera) che aderisce in toto ai valori (o disvalori) delle élites borghesi e delle classi privilegiate rinunciando al compito di interpretare la realtà, come invece accade cent’anni fa con le cosiddette avanguardie. Chi infatti è caustica interprete della realtà della propria epoca, sia pur con le armi dei simboli e del surrealismo, è la messicana dell’attenta biografia Frida Kahlo (Diarkos) di Valerio Biotti, che giustamente come dice il sottotitolo ‘Strappi, voli e bizzarrie. Una vita e oltre’ sottolinea il connubio indissolubile arte/corpo/spirito che è alla base della poetica di quella che rimane forse non solo la più nota pittrice del XX secolo, ma soprattutto un’iconica pop star dell’immaginario collettivo attuale.