Pippo Rizzo. Palermo / Roma andata e ritorno


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La mostra “Pippo Rizzo. Palermo/Roma andata e ritorno”, a cura di Nicoletta Boschiero e Giulia Gueci, alla Galleria Nazionale di Roma fino al 4 febbraio prossimo, racconta il percorso dinamico di un artista versatile quale fu Pippo Rizzo (Corleone 1897 – Palermo 1964) che, per sua stessa definizione ‘irrequieto’, trovò nel cambiamento la propria coerenza, ovvero, l’essenza della propria cifra stilistica.

Pippo Rizzo, Ninfee, 1925, olio su cartone, collezione privata, Palermo, courtesy Archivio Pippo Rizzo

Attraverso il materiale d’archivio: documenti, libri e fotografie inedite del Fondo Pippo Rizzo, recentemente donato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, e grazie al dialogo con le opere di altri artisti del Novecento a lui affini, l’iter espositivo fa emergere la centralità dell’asse Palermo/Roma nella definizione del linguaggio di Rizzo. La mostra mette infatti in evidenza come i costanti spostamenti da una città all’altra, dalla primissima formazione alla fine degli anni Dieci fino agli ultimi anni della sua vita in qualità direttore dell’Accademia di Belle Arti, abbiano determinato non soltanto ispirazioni e sollecitazioni creative nell’artista, ma anche un vero e proprio network relazionale, che risulterà cruciale per l’atmosfera culturale del tempo, permettendo la diffusione in Sicilia prima del Futurismo e poi della corrente del Novecento. Pippo Rizzo è stato di fatto il fulcro, teorico e pratico, di tale network ponendosi come ponte di raccordo fra la Sicilia e il resto d’Italia, come stimolatore di connessioni e scambi culturali.

L’impianto di mostra ha l’intento di mettere in evidenza l’attività di Pippo Rizzo in primis come leader del Futurismo in Sicilia, connettendo la sua esperienza ad una dimensione nazionale più ampia, ponendo cioè l’attenzione sulle analogie delle coeve sperimentazioni degli altri protagonisti del Movimento, da Balla a Depero, da Prampolini a Bragaglia. Raccontare, altresì, i “suoi” anni Trenta tra la capitale e Palermo, ovvero il suo approdo alla corrente del Novecento, in particolare i legami con la Sarfatti e le affinità con Carlo Carrà, ma anche il suo impegno come critico, intellettuale e promotore culturale di quegli anni, dalla collaborazione con il giornale “L’Ora” al ruolo di Segretario del Sindacato fascista degli artisti siciliani.

E infine, come un cerchio che si chiude, l’esposizione propone un focus sulla sua ultima, meno conosciuta, fase stilistica: la serie dei cosiddetti Omaggi, realizzati da Rizzo dal secondo Dopoguerra in poi, e la produzione scultorea, per la prima volta esposta e frutto dei suoi ultimissimi anni di produzione.

Gli Omaggi, in particolare, sono dipinti in cui il citazionismo di opere di arte contemporanea si intreccia ad una dimensione intima, domestica, e si alterna alle suggestioni dell’Opera dei Pupi siciliani. In quegli anni, quella ironia sempre presente in filigrana nel lavoro di Rizzo emerge con prepotenza determinando un surreale crossover fra i grandi capolavori del XX secolo (da Picasso a Matisse, da Mondriaan a Capogrossi), le gesta dei paladini di Francia e un insolito pubblico di carabinieri in alta uniforme, giovani marinai e silenziose suorine.

Dalla stagione futurista, Rizzo ha attraversato il secolo scorso mettendosi costantemente in discussione, sperimentando linguaggi e forme, sistematicamente superate una volta metabolizzate, senza mai perdere in coerenza, anzi trovando proprio in questa continua esigenza di cambiamento la propria integrità. Le opere, provenienti da collezioni private e prestigiose istituzioni, oltre al significativo nucleo di opere appartenente alla collezione della Galleria Nazionale stessa, arrivano principalmente da Palermo, sia dalla Fondazione Sicilia che dalla GAM-Galleria d’Arte moderna, ma anche dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma e di Latina, dalla Venaria Reale di Torino e per quello che concerne i compagni di viaggio di Rizzo, come Depero, dal Mart di Rovereto.

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