Il dialogo tra arte moderna e voci del presente si esprime a Ca’ Pesaro anche in occasione della grande mostra dedicata a Il ritratto veneziano dell’Ottocento, con lo sguardo contemporaneo di un grande interprete del nostro tempo, Maurizio Pellegrin, fino al 1 aprile 2024 a cura di Elisabetta Barisoni.
Nato a Venezia nel 1956 e residente a New York, Pellegrin articola l’esposizione in due momenti: il lavoro The Others, composto da più di cento ritratti del Settecento e Ottocento, con l’inserzione di oggetti e tessuti, e altre installazioni dove compare la presenza umana, non sempre immediatamente dichiarata o percepibile. Sono lavori che costituiscono in un certo modo il suo autoritratto ideale.
La prima sala presenta le riflessioni dell’artista intorno alla sua identità e alla visione di se stesso e della propria storia. Agli autoritratti della testa di Pellegrin presa di profilo si alternano rappresentazioni della città di origine, Venezia, esposti insieme a occhi e volti di altre memorie che emergono dai disegni e dagli appunti del passato (104 Eyes and 1 Black Dot, 2011 e Drawings 1984-2002)
Nella seconda sala sono esposti due lavori monumentali, The Others, 18th and 19th Century Portrait, riadattamento del lavoro Memoria e permanenza, opera composta da più di cinquecento fotografie di fine Ottocento e inizio Novecento e da piccoli oggetti o tessuti che intervallano la sequenza di ritratti.
Montate sulla loro carta fotografica originale, le immagini in bianco e nero ritraggono donne, uomini e bambini; molte di esse sono state raccolte dall’artista a New York, Philadelphia, Detroit, Pittsburgh, Boston, San Francisco, Chicago, altre in Europa e altrove. Pur concentrandosi sulla memoria, il lavoro non è una sorta di reliquiario adibito alla sola finzione di ricordo o indagine storica. I componenti sono il pretesto per una nuova condizione della comunicazione; il passato diviene in questo modo una riserva di energia che trova la sua espressione nello spostamento e nella vibrazione. Insieme ai ritratti sono esposti gli oggetti di Memories (The Corsets), opera del 2021 che suggerisce le figure e i ritratti attraverso i segni della presenza, fisica ed intima, del corpo.