Umberto Mastroianni. Figure e Astrazioni 1931-1996


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I due volti di Umberto Mastroianni, il prima e il dopo lo strappo tragico ed epocale del secondo conflitto Mondiale e della Resistenza, due universi apparentemente inconciliabili, si fronteggiano in un’intensa mostra ospitata a Palazzo Pisani Revedin di Venezia fino al 18 gennaio 2024: “Umberto Mastroianni. Figure e astrazioni 1931-1996”, a cura di Victoria Noel-Johnson e Marco Di Capua.

Umberto Mastroianni, Figure e Astrazioni 1931, Palazzo Pisani Reverdin, Venezia

Da un lato le sculture in bronzo figurative, il richiamo all’antico e la purezza classicheggiante della “preistoria” dell’artista  dall’altro i cartoni incisi, pressati, strappati, traforati che sono tra le più singolari produzioni della fase informale di Mastroianni, sbocciata improvvisa e travolgente dopo l’esperienza della guerra. Mondi diversi che sembrano agli antipodi ma mostrano entrambi la solida base plastica e forse il sogno di pace da sempre presente nell’artista nato a Fontana Liri nel 1910, prima personale alla Galerie de France di Parigi nel 1951, vincitore del Gran Premio Internazionale per la scultura alla XXIX Biennale di Venezia del 1958, Premio dell’Accademia dei Lincei “Antonio Feltrinelli” nel 1973 e a Tokio “Premium Imperiale” nel 1989.

La mostra è promossa dalla Venice International University e dal Centro Studi dell’Opera di Umberto Mastroianni e organizzata dal Cigno GG Edizioni Roma con la collaborazione della Galleria Stefano Forni.

Alle primissime “Ragazzo fiorentino” del 1931 e poi “Novizio” del 1934 fanno eco i Nudi, il Mezzo busto arcaicizzante del ‘39, le maschere e le teste, immobili, ieratiche, eterne, fino, con un voluto salto temporale di oltre un decennio, al volto scomposto della Maschera n.1 del 1957, che apre alla modernità e al gesto di rottura degli anni successivi.

Energia e movimento in lotta con la materia, forme dinamiche astratto-geometriche. Umberto Mastroianni vive con passione la lezione futurista, in particolare quella di Umberto Boccioni, poi evolve in linguaggi nuovi e originali divenendo il primo astrattista della scultura italiana fino all’approdo alla stagione informale, caposcuola della rivoluzione del novecento, artista di assoluto rilievo internazionale.

I suoi bronzi e acciai “barocchi e rivoluzionari”, le monumentali sculture dedicate ai Caduti che ne faranno il cantore di quella che Argan definì la “poetica della Resistenza”, renderanno vuota la sentenza emanata da Arturo Martini nel 1945 “scultura lingua morta”.

In questo “salto”, da “un’armonica e dolcissima grazia a una brutalità tellurica, iridescente, dal Codice Rinascimento a quello del Futurismo e dell’Informale..” s’inseriscono anche i circa 50 Cartoni esposti a Venezia con le originali cornici “a cassetto” ideate dallo stesso Mastroianni, “per contenere gli sbalzi della carta” , e che coprono tutto il periodo astratto dal 1949 al 1992.

Un mondo solo apparentemente bidimensionale, come suggerisce anche Paola Molinengo Costa del Centro Studi dell’Opera di Umberto Mastroianni, ma in realtà fornito di spessore visto i modi in cui Mastroianni trattava la carta pressandola, incidendola, ondulandola per affrontare l’anarchia del colore, il tripudio di inchiostri, le lacerazioni apportate con tagli, buchi e graffi, che mostrano il suo animo inquieto.

E anche nei cartoni, come nelle sculture più astratte, le “linee di forza in collisione” “rappresentano, secondo Victoria Noel-Johnson, l’incarnazione o meglio l’esplosivo scontro tra valori: dell’Uomo, dell’arte, della natura, delle macchine.

Lavori che mostrano l’immediatezza della creazione (terreno comune con l’action painting o l’espressionismo astratto di Pollock) e che ci conducono già nel titolo ad avventuraci in universi altri e sconosciuti.Abbandonato il quieto mondo dell’equilibrio tra spirito e materia iniziano le nuove avventure dell’uomo moderno.

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