Il MAC, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, assieme al Comune di Lissone, promuove e ospita, fino al 7 gennaio prossimo, la mostra personale di Stefano Cagol “We Are the Flood”, parte dell’omonimo progetto su temi ambientali, multidisciplinare e relazionale, solitario e condiviso, realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito di Italian Council (12a edizione, 2023), il programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana.
La mostra al MAC, a cura di Francesca Guerisoli, si sviluppa su tre piani del museo e ruota attorno a una nuova installazione: la scritta monumentale “We Are the Flood”. Il concetto “noi siamo” (we are) è il principio fondante del progetto, che consiste in un atto corale di consapevolezza che cause ed effetti non sono a noi estranei: noi siamo il diluvio distruttivo e la potenziale risposta.
Questa installazione è realizzata con materie plastiche di scarto derivate dal petrolio, riciclate e riciclabili, multicolori e atossiche. Si tratta di un “monumento” contemporaneo che rappresenta la nostra società e che, impiegando mille anni per degradarsi, a essa probabilmente sopravvivrà.
L’opera entrerà a far parte della collezione del MAC e verrà completata da una serie di performance e video prodotti dall’artista nei prossimi mesi in diversi luoghi simbolici dal punto di vista naturale e antropocentrico, dalle foreste pluviali tropicali al deserto, fino alle lande artiche, spostandosi in Egitto, Malesia, Groenlandia e Kirghizistan grazie alla collaborazione di quattro partner internazionali.
Nel percorso espositivo al MAC, la nuova opera è contestualizzata attraverso dieci lavori, tra video e installazioni, che mostrano la coerenza della ricerca dell’artista, portata avanti a partire dagli anni Novanta, intorno al rapporto tra essere umano e ambiente, tra riferimenti filosofici e scientifici profondi e letture immediate ed evocative. Il materiale plastico di scarto compone Flu Game (2008), un paesaggio scultoreo con forme organiche, pensato nel 2008 per la mostra Eurasia a cura di Achille Bonito Oliva al Mart di Rovereto. L’interferenza antropogenica diventa invece immateriale nell’opera Not to lose the stars (2023), per la quale l’artista si è servito del contributo di astronauti. Qui, la bellezza delle stelle è messa a confronto con l’inquinamento luminoso, impalpabile e diffuso, un iperoggetto, emblema dell’essere umano contemporaneo e della sua volontà di controllo sulla natura. Nel confronto con dimensioni incommensurabili, Cagol nelle due opere video della serie Far Before and After Us (2022) affonda nell’evoluzione geologica della Terra, spingendosi dalle vallate alpine fino alle coste dei mari del nord per arrivare su un’isola norvegese, Golta, legata all’Orogenesi Caledoniana e alla nascita del continente europeo. In questi luoghi magnetici ed estremi, l’artista, in totale solitudine, ha innescato riti ancestrali del fuoco, immortalati in opere suggestive. Il fuoco diventa simbolo della posizione aggressiva dell’essere umano nei confronti di quanto lo circonda attraverso la neve in fiamme di Over Two Thousand (2007) e in Antagonismus. The Time of the Flood (2020), opera video in cui una fiamma chimica tossica generata dallo stesso artista penetra, aggredisce ed entra in conflitto addirittura con la superficie dell’acqua. La mostra al MAC è il primo evento del progetto multi-sito, che vedrà Stefano Cagol spostarsi al Cairo e nell’Asia sud occidentale tra novembre e dicembre 2023, e successivamente nell’Artico e in Asia centrale. Un ulteriore momento espositivo è previsto al MUSE – Museo delle Scienze di Trento, nel 2024. Infine al MAC avverrà la restituzione finale dell’intera esperienza e la presentazione del libro dedicato.