Da Casorati a Sironi ai nuovi futuristi


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Al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Torino, fino all’11 febbraio 2024, la mostra curata da Nicoletta Colombo e Giuliana Godio ripercorre gli anni Venti del Novecento in Italia, nella contraddittorietà tra le incertezze sociali e politiche e i notevoli esiti artistici, che hanno rappresentato in arte un decennio tra i più sorprendenti della storia nazionale ed europea del secolo XX.

Felice Casorati, Ritratto di Renato Gualino (1923-1924), Olio su compensato. Istituto Matteucci, Viareggio

La mostra prende le mosse dal 1920, anno che segna l’ingresso italiano nella temperie artistica del Ritorno all’ordine, caratterizzata dal recupero della classicità in ottica moderna. Il clima della ricostruzione, che interessa non solo l’Italia, ma anche il “terribile rinascimento artistico europeo”, come lo denominava Giorgio de Chirico nel 1918, inseguiva la speranza di una vera e propria rinascita morale e spirituale.
L’indagine critica della mostra si propone di considerare i contenuti pittorici emersi in due fondamentali centri del nord Italia, Torino e Milano, prendendo le mosse dalla riflessione sui rispettivi retroterra alle soglie del terzo decennio del secolo XX.

Le circa settanta opere in mostra, che provengono da Musei, Fondazioni italiane, collezioni private e dalla collaborazione con gli archivi degli autori selezionati, sono ospitate nelle nuove sale espositive del Museo Accorsi-Ometto e sono ripartite in quattro sezioni: Felice Casorati; I Sei Di Torino e la cerchia di Casorati; I Nuovi Futuristi tra Torino e Milano; Il “Novecento” a Milano.

Felice Casorati, Mario Sironi, Achille Funi, Carlo Carrà, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, Daphne Maugham, Luigi Spazzapan, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Fillia (Luigi Colombo) e Bruno Munari sono solo alcuni degli innumerevoli artisti che con i loro dipinti compongono l’articolato mosaico del percorso espositivo.

Prima sezione, dedicata a Felice Casorati. Negli anni Venti la situazione culturale torinese non si prospetta particolarmente vivace, dominata come appare dalla linea filo-ottocentesca impressa dalla supremazia di Giacomo Grosso e di Leonardo Bistolfi. Tuttavia il superamento della tradizione si attua grazie al trasferimento nel capoluogo piemontese di Felice Casorati, avvenuto nel 1918 dopo l’esperienza secessionista di Ca’ Pesaro. La presenza dell’imprenditore e mecenate Riccardo Gualino, l’ambiente intellettuale gobettiano, nonché l’insegnamento di Lionello Venturi, contribuiscono a partire dal 1919 a riguadagnare alla città una dimensione culturale europea. La seconda sezione è dedicata al Novecento a Milano, luogo d’origine del Futurismo marinettiano e dell’avanguardia, è la culla del “Novecento” artistico, ispirato alle linee teoriche di Margherita Sarfatti, le cui premesse vertono su sobrietà del colore, antirealismo e antiromanticismo, recupero di una classicità aggiornata, composizione secondo le leggi di equilibrio e di proporzione e importanza della forma, scandita da linee architettoniche e geometriche.
La terza sezione è dedicata ai Sei di Torino e la cerchia di Casorati. A partire dal 1920 nella Torino conservatrice e umbertina dominata dall’Accademia, l’alternanza modernista trova un fronte comune nell’opera innovatrice di Felice Casorati, creatore di una scuola-bottega in cui la sapienza tecnica si accompagna alla trasmissione di valori morali. Nutriti dalle premesse culturali europeiste filtrate dall’insegnamento di Lionello Venturi e dal successivo avvento del critico Edoardo Persico, sei giovani pittori si riconoscono fin dal 1923 in un comune indirizzo filo-francese e neo-romantico opposto all’orientamento classicista dell’ufficialità: si tratta di Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci. Assegnabili all’entourage casoratiano i dipinti di Daphne Maugham, Giulio da Milano, Emilio Sobrero, affiancati dall’interessante e raro Progetto di pittura murale 1923, dell’inquieto e autonomo Luigi Spazzapan.
Nella quarta sezione sono collocati i Nuovi Futuristi tra Torino e Milano. Il Nuovo Futurismo (Secondo Futurismo) si pone nel segno delle ricerche avanguardiste in polemica nei confronti del “Novecento”. Il gruppo torinese, formatosi già dal 1923 attorno a Fillia (Luigi Colombo), costituisce il nucleo secondo-futurista più solido e attivo in ambito nazionale.

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