Deborah Napolitano. Differenza e ripetizione


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Presso la Pinacoteca Provinciale di Salerno, Palazzo Pinto, fino al 25 ottobre è ospitata “Differenza e Ripetizione”, mostra antologica di Deborah Napolitano a cura di Antonello Tolve.

Deborah Napolitano, Differenza e ripetizione

Muovendo da una serie di elementi che si ripetono seguendo variazioni e spostamenti, come pure giochi di somiglianza formale, sempre fortemente spinti verso una singolarità e dunque portati sul livello di una unicità dettata dalla robustezza della manualità, Deborah Napolitano propone un viaggio tra effetti ottici e linguistici che caricano di nuovo senso cose e oggetti, con lo scopo di dar vita a immagini del pensiero, a sculture oscillanti tra artificializzazione della natura e naturalizzazione dell’artificio.
Con Differenza e Ripetizione (il titolo è preso a prestito da un libro di Gille Deleuze del 1968) Napolitano disegna negli spazi della Pinacoteca un itinerario plastico che si nutre di elementi tradizionali quali la terracotta, spesso collegata a strutture e forme metalliche (ferro, bronzo, ottone), plasmata per dar luogo a forme e formule dalle venature squisitamente metafisiche (e a tratti neoromantiche) che mostrano sospensione, slittamenti percettivi, racconti muti e preziosi.
Dell’ormai quindicinale processo di rielaborazione e rivitalizzazione del tessuto tradizionale che l’artista indaga per formare discorsi affilati e innovativi, troviamo in mostra lavori che vanno dai suoi primi cavalli di battaglia: una installazione di innocue Mine realizzate in terracotta e smalti sin dal 2008 e alla cui estremità, anziché una miccia, crescono piccole agavi o cactus tipici della costiera amalfitana, alle preziose immagini di Guardiani (2014), elmi brillanti e sovratemporali dai prefissi linguistici neoantichi.

Scomodatevi (2017) è, poi, una installazione in cui delle sedie sono decontestualizzate, sovrapposte, lasciate apparentemente in bilico, poste in dialogo con lo spazio circostante: e le cui sedute hanno l’aspetto del cactus e del fior di loto.
Tra i lavori più recenti proposti in mostra, Harlequin in the Mirror (2023), variante dell’omonimo lavoro entrato nella collezione dell’Ambasciata d’Italia a Berna, e l’inedito Abitanti (2023), circa trenta busti in terracotta installati circolarmente, alcuni dei quali al posto del cuore conservano una piccola mela di bronzo. La mostra è organizzata dalla Fondazione Filiberto e Bianca Menna e dal Lavatoio Contumaciale, in collaborazione con il Museo della Ceramica Alfonso Tafuri e con il patrocinio della Provincia di Salerno.

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