A Torino, lo spazio espositivo di Camera ospita fino all’8 ottobre due mostre in contemporanea: “Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro” e “Futures: nuove narrative”.
La mostra dedicata a Dorothea Lange è un viaggio lungo l’America degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, alla scoperta di una fotografa che è stata, come scrisse John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”.
Curata dal direttore artistico di Camera Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica Poggi, la mostra racconta i dieci anni fondamentali di attività di Dorothea Lange, periodo in cui documenta gli eventi che avrebbero modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti: la siccità, le migrazioni, la segregazione razziale, ma anche vicende meno note della storia americana, come il confinamento in campi di detenzione della popolazione di origine giapponese dopo l’attacco a Pearl Harbor del 1941.
Una protagonista assoluta della fotografia documentaria, capace di toccare temi antichi quanto la storia dell’umanità e al contempo portare a riflettere sull’oggi, nonostante ci separino diversi decenni da queste immagini indimenticabili. La mostra “Futures 2023: nuove narrative” è una collettiva che propone sei sguardi sul panorama creativo contemporaneo, con oltre 50 fotografie per esplorare il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità allestita nella Project Room di Camera.
A cura di Giangavino Pazzola, curatore e coordinatore dei progetti di ricerca del Centro, la mostra riunisce gli sguardi di sei giovani fotografi italiani, selezionati nell’ambito del programma Futures Photography, che attingendo a diverse pratiche creative hanno indagato le nuove tendenze della fotografia contemporanea.
Dall’analisi di Andrea Camiolo del territorio collinare siciliano attraverso le sue diverse declinazioni possibili alla tanto personale quanto formale indagine sul paesaggio italiano odierno di Nicola Di Giorgio, la mostra racconta anche l’esplorazione dei temi dell’intimità e della sessualità attraverso la rappresentazione del corpo delle immagini di Zoe Natale Mannella. Dettagli e porzioni di corpi marini, terrestri, vegetali e macchine abitano invece l’installazione di Sara Scanderebech, mentre l’opera “Cinema Statuto” di Eleonora Roaro indaga il processo di ricostruzione della verità sulla strage avvenuta nel 1983 nell’omonimo cinema torinese, attraverso l’utilizzo della documentazione fotografica e video. Il percorso espositivo si chiude con “Shine On” di Alex Zoboli, progetto incentrato su un’altra storia locale dal carattere globale: la trasformazione dell’identità nazionale britannica a seguito del referendum Brexit.