Una mostra monografica di Omar Galliani, maestro del disegno, è esposta a Palazzo Reale di Milano fino al 24 settembre, realizzata a cura di Vera Agosti e Flavio Caroli e promossa da Comune di Milano-Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Archivio Omar Galliani.
Omar Galliani (Montecchio Emilia, Reggio Emilia, 1954) crede nell’eternità del disegno, che sopravvive al suo creatore e resiste nel tempo.
Il titolo della mostra, Diacronica, è mutuato dalla linguistica e si riferisce allo studio delle lingue nel loro sviluppo storico. Il sottotitolo, Il tempo sospeso, allude alla resistenza del fare dell’artista, che in un mondo sempre più digitalizzato e smaterializzato, sostiene la bellezza della fisicità dell’opera d’arte.
Il percorso espositivo, sviluppato al piano nobile di Palazzo Reale, comprende oltre 100 opere, dalla fine degli anni Settanta ad oggi. Un excursus attraverso i lavori di Galliani presentati nelle Biennali di Venezia, Parigi, San Paolo, Praga, Tokyo, Pechino, nell’ambito di mostre museali, con l’aggiunta di una selezione di inediti, realizzati appositamente per l’esposizione milanese. Oltre ai disegni, sono presenti in mostra anche alcune opere ad olio su tela.
A fare da guida, all’interno di un itinerario non cronologico, che consente al visitatore di seguire il divenire delle opere nel tempo, sono principalmente suggestioni tematiche ed emotive, che Flavio Caroli suddivide in “universi mondi”, capaci di nutrire il pensiero e la fantasia dell’artista: Universo simbolico, Universo mitico, Universo psicologico, Universo erotico, Universo scientifico, Universo paesistico.
L’immagine guida dell’esposizione è De rerum natura (2020), una grande tavola che trae il titolo dal poema di Tito Lucrezio Caro. L’opera raffigura una giovane donna e un colibrì, simbolo di congiunzione tra cielo e terra, tra mondo fisico e spirituale.
Tra le principali opere in mostra, Omar Roma Amor del 2012 e La Principessa Lyu Ji nel suo quindicesimo anno di età, esposta nella personale promossa dal Caffè Florian di Venezia nel 2014.
Si prosegue con un grande Mantra degli anni Novanta, giocato tra il mistero del nero della grafite e la sacralità della foglia d’oro incisa. A seguire, NGC/7419 del 2020-2021, lavoro particolarmente sentito, nato da un sogno ricorrente a seguito della perdita del figlio Massimiliano, anche lui artista. Un numero tornava costante nella mente: 7419; cercando in rete risultò essere un insieme di stelle nella costellazione di Cefeo, a forma di matita. Le stelle, di carbonio ed oro, splendono nell’opera a matita su tavola, silenti e liriche testimoni di quei misteri che non ci è dato sapere. Realizzata nei giorni del lockdown, invece, la grande installazione Baci rubati / Covid 19, composta da sessanta disegni di 50×50 centimetri. Sono i baci venuti a mancare nel periodo della chiusura forzata e del distanziamento sociale. Alla luce, il Maestro dedica il suo grande trittico Riflessi del 2022-2023, opera inedita nella sua interezza, che sancisce la sua relazione con il paesaggio. Infine Grande disegno italiano, un’opera monumentale a matita su tavola di pioppo (cm 500×630), esposta all’Archivio di Stato di Torino nel 2005, in dialogo con un piccolo Angelo annunciante di Leonardo (presente nello studio preparatorio per la Vergine delle Rocce), esposto alla Biblioteca Reale.
La mostra è accompagnata da un catalogo Corsiero Editore, a cura di Vera Agosti, con testi inediti di Flavio Caroli, Vera Agosti, Italo Tomassoni e Alessandra Tiddia, contributi critici di Eleonora Frattarolo e Giovanni Gazzaneo, poesie di Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Seamus Heaney, Guido Oldani, Gian Ruggero Manzoni, Alda Merini, Roberto Mussapi, Alban Nikolai, Davide Rondoni, Massimo Silvotti e note personali di Omar Galliani.