Lino Tagliapietra. L’origine del viaggio


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Curata dalla Fondazione Lino Tagliapietra assieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia, questa mostra, esposta fino al 25 settembre a Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano, intende rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, alla costante ricerca di stimoli da trasferire nelle sue opere, tra ricerca appassionata, perfezionamento tecnico e sublimazione della bellezza del vetro.

Lino Tagliapietra, Africa, ph Roberta Orio, detail


Nato a Venezia nel 1934, Tagliapietra lavora con il vetro sin da quando divenne un apprendista già all’età di undici anni. Da subito si è distinto come un talento unico a Murano, guadagnandosi il titolo di maestro, padroneggiando l’arte del vetro soffiato, a soli ventun anni. Il suo prolifico talento nell’isola del vetro nella laguna veneziana, assieme ad una curiosità incessante, lo porta presto a viaggiare molto, tanto che nel 1979 compie un viaggio in America e visita per la prima volta Seattle. Fu qui che introdusse gli studenti della Pilchuck School alle tradizioni della soffiatura del vetro veneziano, cementando così il suo nome nella storia della tradizione americana della soffiatura del vetro. Attraverso i suoi insegnamenti, Tagliapietra ha cambiato irrevocabilmente l’uso del vetro in America, stabilendo un nuovo futuro per questo mezzo, infuso con la conoscenza e l’abilità della tradizione italiana interpretata attraverso una nuova vibrante energia.

Allestite lungo un percorso progettato dall’architetto Chiara Lamonarca tra il primo e il secondo piano del palazzo, le 21 opere in mostra offrono uno spaccato della vasta produzione del Maestro realizzata negli ultimi trent’anni in aperto dialogo con i capolavori settecenteschi che le circondano. Accanto a lavori iconici come Dinosaur dal collo longilineo, Fuji, Asola, Niomea, Oca, Africa, Hopi raccontano di tecniche tradizionali muranesi come il vetro soffiato con canne, la filigrana, le murrine, l’incalmo, la doppia soffiatura o ancora processi tipici della seconda lavorazione quali la battitura e la molatura. Opere scultoree che hanno portato Lino Tagliapietra ad affermarsi come artista indipendente, antesignano di nuove stagioni e generazioni di artisti del vetro.

In mostra anche un’accurata selezione di pannelli realizzati tra il 1999 e il 2012 in vetro fuso realizzati sovrapponendo tecniche e colori diversi. Le suggestioni di partenza, dichiarate già nei titoli Finestra sul campiello, Ponticello, Rio Grande, non solo rappresentano porte di accesso a luoghi cari al maestro, ma raccontano anche delle grandi passioni, come la pittura di Rothko.
In questo caso opere pittoriche più che scultoree, in contrasto con la pratica di un artista che non ha quasi mai realizzato dei disegni preparatori.
Realizzati in graniglia di vetro con inserti di vetro solido o per mezzo dell’uso di canne e murrine a zanfirico, i pannelli sono senza dubbio tra i lavori più sperimentali ed impegnativi di Lino Tagliapietra, quelli in cui emerge l’inarrestabile, estrosa, sperimentale pulsione creativa.
Chiude l’esposizione al secondo piano il pannello Giuditta. Come una pala in vetro installata tra due pale d’altare, l’opera si distingue per i colori accesi e il profilo stilizzato che ne connota il soggetto.

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