L’Accademia dei Georgofili di Firenze con l’Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia, in occasione delle celebrazioni per il 270° Anno Accademia dei Georgofili, ospita la mostra “Il respiro della Terra /The Planet Breath” a cura di Gaia Bindi, ideazione e organizzazione di Qiu Yi, fino al 20 luglio, che propone 12 opere d’arte contemporanea realizzate da 12 artisti (7 italiani e 5 cinesi), tra installazione, scultura, pittura, grafica, fotografia.
La mostra è promossa e organizzata dall’Accademia dei Georgofili e Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia, con il patrocinio Regione Toscana, Comune di Firenze, Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze, Chinese National Academy of Arts, Accademia di Belle Arti di Firenze, Shandong University of Arts.
Gli artisti italiani presenti all’esposizione sono: Miguel Ausili, Piero Gilardi, Michele Guido, Fabrizio Lucchesi, Mariagrazia Pontorno, Caterina Sbrana, Marco Signorini.
Gli artisti cinesi sono: Deng Guoyuan, Qiu Yi, Wu Weishan, Xu Qingfeng, Zhang Wei.
Col titolo “Il respiro della Terra /The Planet Breath” la mostra tratta in modi diversi una tematica naturale legata alla Terra, intesa insieme come pianeta, paesaggio e materia. Parte dal presupposto che l’arte ne sia il respiro, la vita, e in certo senso che solo dall’incontro creativo ed eticamente corretto tra natura e cultura possa nascere una via percorribile per la sopravvivenza del genere umano. Da una sorta di “estraneità” all’ambiente naturale derivano i problemi che quotidianamente riconosciamo nella presente era antropocenica. In risposta a ciò, negli ultimi anni gli artisti hanno esplorato differenti funzioni della creatività attraverso nuovi ambiti di riflessione, puntando a ritrovare un rapporto consapevole e corretto con la sfera del vivente. L’arte infatti può aiutare a vedere e a informare, facendo passare la comunicazione scientifica attraverso canali diretti, sensoriali ed empatici. L’arte può anche immaginare nuove soluzioni ambientali, sociali, economiche, creando ipotesi di armonizzazione tra uomo e natura, coltivando l’utopia di un futuro sostenibile, coadiuvando la scienza o l’agricoltura nell’orientamento di prospettive a lungo termine. Spesso ci si dimentica che l’agricoltura, come l’arte, è un’invenzione umana. Insieme, queste discipline possono allontanare quelle “idee di natura e cultura derivate dal modello della fabbrica industriale”, come scrive l’attivista Vandana Shiva in Monocultures of the Mind (1993), per rivedere il corso attuale della storia del pianeta. Da svariati punti di vista, le opere in mostra rivolgono quindi la loro attenzione alla Terra, sviluppando una pratica artistica poliedrica, che tende a individuare una poetica coltura/cultura di rigenerazione globale.