Per la decima mostra della sezione Portfolio di Quotidiana, i Museo di Roma Palazzo Braschi ospita la mostra personale di Ambra Castagnetti, fino al 2 luglio prossimo.
Il programma espositivo “Quotidiana” è incentrato sull’arte italiana contemporanea ed è promosso dalla Quadriennale di Roma e da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Esso rientra nel Programma dei 95 anni della Quadriennale, per il quale la Quadriennale di Roma ha ricevuto un contributo da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali. Nella sezione Portfolio è esposta Furiosa (2022) di Ambra Castagnetti, una scultura in bronzo, resina e cera, raffigurante un busto femminile che si presenta come stratificazione ibrida di diverse forme e materiali.
Elementi del mondo naturale si innestano a parti del corpo calcate dal vero con l’intento di affermare una intrinseca continuità tra diversi universi biologici e culturali, rifiutando una separazione dell’umano dalle altre coscienze, animali e vegetali, che contribuiscono a popolare un ecosistema comune. Il pensiero estetico-filosofico di Castagnetti ridiscute il dogmatismo di centralità della presenza umana, storicamente invalso nelle culture occidentali, richiamando una concezione ancestrale in cui le diverse forze naturali coesistono e si esprimono attraverso ritualità condivise, mettendo in campo un’indagine in cui l’identità viene intesa come entità metamorfica e plurale.
Ambra Castagnetti (Genova, 1993) vive e lavora a Milano e a Parigi. La sua pratica si muove principalmente attraverso la scultura e l’installazione performativa. La qualità metamorfica e l’abilità di portare diverse specie insieme stimola il potere trasformativo di gesti ordinari, come nell’installazione Dependency esposta al padiglione centrale della 59esima Biennale di Venezia.
Il suo lavoro si sviluppa lungo la decostruzione e ricostruzione di categorizzazioni sociali e dell’autenticità, dichiarando l’incorporamento attivo come uno dei metodi più efficaci contro la normalizzazione e il controllo dell’identità, introducendo il discorso sui corpi metamorfici e non conformi.