Al Museo Civico di Noto, in Sicilia, fino al 30 ottobre è ospitata la mostra “Flora fauna & cemento. Bellezza e criticità nel nuovo paesaggio siciliano”, curata da Aldo Premoli e centro dell’esposizione stanno la bellezza e le criticità del territorio siciliano. La Sicilia, il suo paesaggio e la sua popolazione, divengono qui paradigma per l’intero pianeta. Perché questa isola è sotto molti aspetti un paradiso, ma è per altri è una terra ferita dall’aggressione di attività umane sconsiderate.
Ma c’è un secondo livello di lettura. L’ambiente che ci circonda un tempo veniva definito paesaggio. Secondo alcuni il paesaggio esiste attraverso le sue forme di rappresentazioni letterarie o proprie delle arti visive. Secondo altri questo paesaggio estetizzato è un feticcio culturale che pretende inutilmente di ibernare l’esistente arrestando il corso degli eventi. La stessa rappresentazione della “figura umana” risente della modificazione dell’ambiente che l’avvolge. “Uomo” e “Natura” si confrontano oggi con una nuova consapevolezza.
Di tutto questo parlano i 30 artisti e le oltre 100 opere che si allineano in questa esposizione articolata, ma pensata per essere compresa da tutti.
Nell’atrio d’ingresso la struttura in ferro riciclato e led di Alice Valenti accoglie i visitatori a ricordare il complesso rapporto che legaturismo e ambiente. Lì accanto nella Saletta San Corrado la video-installazione di Ivan Terranova racconta di luoghi un tempo abitati dal lupo siciliano (Canis lupus cristaldii), il cui ultimo esemplare è stato abbattuto cento anni fa.
Sulla scalinata che conduce ai piani superiori le sculture di Jano Sicura fioriscono i muri ricchi di memoria di questa costruzione.
Nell’ammezzato è collocata la sezione dedicata all’acqua al fuoco e alla pietra. Scatti di incendi “dipinti” con il cellulare da Salvatore Lanteri durante l’estate 2022. Lì accanto quattro straordinari filmati costruiti da Diego Perez compongono una “poesia” sulle fonti d’acqua rurali nell’isola. Nella stessa sala Salvo Alibrio propone le sue allucinate astrazioni sui muri a secco, gioielli dell’architettura rurale di quest’isola, mentre Gaetano Gambino stupisce con un nucleo di stampe in bianco e nero che raccontano delle ferite inferte al paesaggio siciliano da sconsiderate attività umane.
Nella sala grande al piano nobile la mostra esplode con la migliore pittura contemporanea siciliana qui raccolta in una riflessione corale. Da Palermo arrivano le straordinarie opere di Alessandro Bazan, Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza, Laboratorio Saccardi, Igor Scalisi Palminteri, Ignazio Cusimano Schifano. Da Catania i lavori di Giuliano Cardella e i contributi “al femminile” delle eccellenti Barbara Cammarata e Alice Valenti. Presenti anche questa volta i due esponenti di punta della scuola di Gela: Giovanni Iudice ed Emanuele Giuffrida. Da Modica i superlativi lavori di Giovanni Blanco, Giuseppe Colombo e Giovanni Viola.
Non hanno voluto far mancare il loro contributo i sicilianissimi Giuseppe Veneziano, Filippo La Vaccara e Francesco Lauretta con opere giunte rispettivamente da Milano e Firenze. Della produzione della diaspora siciliana fanno parte anche i taglienti paesaggi di Giorgio Distefano e quelli sognanti di Giuseppe Costa. Completa il tutto Angelo Bellobono.
Nella Galleria E. Pirrone il paesaggio siciliano in venticinque scatti di Giuseppe Leone dialogano con i bronzi di Giuseppe Pirrone.
Infine, nel Belvedere della biblioteca è collocata una complessa installazione scultorea di Giovanni Galizia che chiude l’esposizione accogliendo i visitatori di fronte a un panorama mozzafiato.