Luigi Manciocco. Dal lato dell’immaginario


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“Dal lato dell’immaginario” è il titolo e il punto di partenza della mostra personale di Luigi Manciocco a cura di Alessandra Santin, ospitata negli spazi espositivi del Palazzo Contarini del Bovolo (Sale del Tintoretto) a Venezia fino al 30 giugno.

La mostra è organizzata dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus e da Theke con il patrocinio della Città di Roma e con il supporto di Ipav, Fondazione Venezia, Gioielli Nascosti Venezia, Città di Venezia, Comune di Colleferro e Città di Porcia. E con il contributo di: Banca BCC Roma, Elide Aps, DForm Srl, Agv Metallica, Bidon 1938, Sattec DBS Gomma, Archivio storico Tono Zancanaro, Famalian, Sorsi e Percorsi e Arte Poli.

Luigi Manciocco, artista concettuale e antropologo, dà ascolto alle voci del tempo: l’arte visiva è la pausa necessaria, uno strumento interpretativo che inciampa e osserva, legge dove si fa fatica a mettere a fuoco. La mostra “Dal lato dell’immaginario contemporaneo” è un viaggio di riflessione dove non sono previsti sconti, né scorciatoie. Si snoda secondo un percorso fortemente intensivo, una sorta di “spazio rituale mistico” diviso in tre sezioni che alla fine sfocia in un’emersione di speranza e rinascita, dal benefico effetto estetico e contemporaneamente emotivo. L’artista viene spesso definito un “primitivo urbano”, poiché affonda la sua ricerca nella cultura popolare più alta, nei risvolti visivi delle agiografie, nelle parole incarnate dei testi arcaici tramandati oralmente e scritti in epoche successive.
Il percorso della mostra parte da un rituale della Roma arcaica: i “Suggrundaria”. Una scultura composta da grondaie in acciaio e bambole in alluminio che ricorda un tempo lontano in cui quando moriva un bambino che aveva meno di quaranta giorni, veniva sepolto nell’abitazione della famiglia, all’interno della gronda, sotto il tetto. Una dolorosissima riflessione che si specchia nella nostra società, la società dei bambini non nati.
Alla religiosità popolare si ispirano i lavori dedicati a Santa Rita da Cascia, la santa delle cause impossibili la cui storia ha affascinato Manciocco. Le opere richiamano dei momenti particolari dell’agiografia della santa: “Sciame” è un disco in corian nero da cui si liberano sciami di api dorate, con rimando alla protezione della sua culla. Mentre l’installazione “Santa”, formata da un disco in corian bianco da cui sgorga lentamente una goccia rossa di sangue, rievoca la ferita sulla fronte della Santa, sempre viva, causata dalla spina della corona di Cristo.
Con l’opera “Lacrima” Manciocco ci accompagna ancora una volta lontano nel tempo quando il pianto per un lutto era, soprattutto nella cultura mediterranea, rituale e consolatorio.

La lentezza del tempo che la frenetica società di oggi non ha più. Manciocco rallenta il tempo in un’installazione composta da un video e da una piccola scultura realizzata con il ghiaccio: una lacrima che lentamente si scioglie.

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