Gualtiero Nativi. Segni linee colori come forme scultoree nello spazio


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A Palazzo Chigi-Zondadari a San Quirico d’Orcia (SI), fino al 28 maggio sono esposte le opere di Gualtieri Nativi. Dopo le recenti esposizioni dedicate al pittore, pistoiese per nascita e chiantigiano d’adozione, organizzate presso il Palazzo Pretorio a Certaldo, a Palazzo Fabroni in Pistoia, al Museo del Presente di Rende ed infine a Palazzo Verbania di Luino, tocca ora al più bel palazzo di San Quirico d’Orcia (Siena) fare gli onori di casa al maestro padre di un segno e di un colore “capaci di superare la tela per diventare forma scultorea nello spazio”.

Venti opere create da Nativi negli anni Sessanta e Settanta del Novecento compongono la mostra “Segni, linee, colori come forme scultoree nello spazio” curata da Gianni Resti e organizzata dalla Galleria empolese Nozzoli e dall’Archivio Gualtiero Nativi con il patrocinio del Comune di San Quirico d’Orcia.
Alcuni quadri in esposizione come “Lacerazione” (1960), “Macchina spaziale” (1963), “Proposizione estensionale” (1963), “La torre dei venti” (1967), “Itinerario verso l’ignoto” (1974),”Il deserto dei tartari”(1975), “Exodus” (1977), “Rosso al centro” (1978), sono indicativi di un particolare periodo artistico vissuto da Gualtiero Nativi ed evocano un passaggio importante nella lunga e preziosa stagione pittorica vissuta dal maestro toscano: ”Fra il ‘50 e il ‘55 ho passato anni tremendi e ho dipinto anche poco. Era finito quello stimolo, quella voglia, quel mordente, erano macerie dentro di me. Poi ho ricominciato, in solitudine, da disoccupato politico”. Agli inizi degli anni Sessanta finalmente la ripresa, la luce, lo stato di grazia, i segni, i colori, le tracce…” da cui ripartire dopo la tempesta informale, nel segno della rinata fiducia nella forma”. Una nuova ricerca insomma, “una ricerca, secondo il critico d’arte Enrico Crispolti, di estrema contentezza nella costruzione dei rapporti, degli equilibri, delle forme e degli elementi negli spazi. Una volontà e capacità estrema di controllo che nella prefazione delle connessioni delle forme e delle valenze cromatiche esprime un rigore di razionalità, una concentrazione, una moralità che esce dai confini dell’opera.”
Linee limpide, spazi perfetti, forme precise, equilibrate, traduzioni grafiche e coloristiche di un’emozione data, di una sensazione ricevuta che animano i dipinti esposti per sessanta giorni nelle sale collocate all’ultimo piano di Palazzo Chigi a San Quirico d’Orcia.

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