“Lo scultore del vento”, così Giuseppe Ungaretti definì Pericle Fazzini, le cui opere sono esposte a Roma negli spazi dell’Aranciera di Villa Borghese, Museo Carlo Bilotti, fino al 2 luglio, dopo trent’anni di assenza dalla Capitale e in occasione del 110° anniversario della sua nascita.
L’esposizione, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Fondazione e Archivio Storico “Pericle Fazzini”, gode dei patrocini di: Ministero della Cultura, Dicastero della Cultura e l’Educazione del Vaticano; è realizzata a cura di Alessandro Masi, con Roberta Serra e Chiara Barbato e i contributi in catalogo di Bruno Racine, Claudio Strinati, Salvatore Italia, Lidia Branchesi e Marco Moretti.
La mostra, composta da una selezione di circa 100 opere tra sculture, bozzetti, disegni e grafiche, ripercorre l’intera vita creativa del maestro marchigiano, attraverso sculture di piccola e grande dimensione: dalle prime prove degli anni Trenta e Quaranta come il “Giovane che declama” (1937-38) e la “Sibilla” (1947) fino ai bozzetti originali della “Resurrezione” della sala Pier Luigi Nervi in Vaticano, ultimo cantiere di un artista unico dopo la Cappella Sistina di Michelangelo. Di particolare interesse sono il “Ritratto di Anita” (1933), il “Ritratto di Sibilla Aleramo” (1947), l’“Uomo che urla” (1949-50) e il “Profeta” (1949), quest’ultimo raramente esposto.
Il percorso dell’artista, autore tra i più apprezzati della “Scuola romana”, nato a Grottammare (AP) il 4 maggio del 1913 e morto a Roma il 4 dicembre del 1987, si inserisce tra le più alte testimonianze dell’arte sacra del XX secolo. Il suo anelito alla bellezza come svelamento del Divino segna una svolta nella ricerca plastica contemporanea traducendo il testo sacro delle Scritture in una forma dialogante tra Fede e Arte.
Figlio di un povero falegname piceno, Pericle Fazzini conobbe la sua fama grazie al poeta Mario Rivosecchi che lo introdusse negli ambienti della Roma dei Mafai, Scipione, Mazzacurati, Ziveri e della gallerista Anna Laetitia Pecci Blunt (Galleria La Cometa), che impressero una svolta all’arte in senso espressionista e antiretorico contro ogni forma d’arte di regime e celebrativa del fascismo.
Un ricco e informato catalogo, De Luca Editore d’Arte, riporta i testi di Alessandro Masi, Bruno Racine, Claudio Strinati, Salvatore Italia, Lida Branchesi, Marco Moretti, Roberta Serra e Chiara Barbato. Legato all’evento espositivo e di prossima pubblicazione anche un secondo volume, dedicato agli scritti di Fazzini, a cura dello storico della lingua italiana Giulio Ferroni.