Fino al 10 aprile prossimo, il Museo Civico agli Eremitani di Padova celebra Mimmo Paladino (Paduli, BN, 1948) con una mostra, curata da Flavio Arensi e Stefano Annibaletto, interamente prodotta dai Musei Civici, con la collaborazione dello Studio Paladino e del suo Archivio, che presenta l’intero corpus dei 104 disegni di Pulcinella, recentemente restaurati.
Nel 1992 Mimmo Paladino realizzò i “104 disegni di Pulcinella” ispirati all’album “Divertimento per li regazzi”, in cui Giandomenico Tiepolo, ritirato nella sua villa di Zianigo negli ultimi anni di vita, illustra le avventure, la morte e la resurrezione di Pulcinella.
L’importanza di questa cartella, che non ha mai avuto una committenza, non è soltanto di rappresentare, nel complesso percorso artistico di Paladino, il primo progetto articolato di racconto per immagini, per certi versi una sorta di storyboard per un film, quanto d’identificare un momento di grande attenzione critica per il disegno, in particolare sul palcoscenico internazionale.
I 104 Pulcinella di Paladino furono infatti protagonisti nel 1992 di una mostra, curata insieme al volume ormai raro da Michele Bonuomo, ospitata da Palazzo Liberty a Torino, quindi dall’Albertina di Vienna (1993), e dal Kunsthal di Rotterdam (1994). Nello stesso anno, la Galleria civica di Trento approfondì il tema del disegno con un’ampia retrospettiva che dagli esordi arrivava alle opere più recenti.
Il disegno di Paladino aveva già avuto la sua consacrazione internazionale con la rassegna al Kunstmuseum di Basilea nel 1981, organizzata da Dieter Koepplin, di oltre duecento opere eseguite a partire dagli anni settanta in cui, secondo la critica, non è possibile individuare limiti di “genere”.
Tiepolo è servito a Paladino come pretesto per raccontare la vicenda di Pulcinella, come maschera universale, ma anche come riflessione sulla storia dell’arte, e sulla possibilità di non cercare cesure col passato quanto piuttosto aprirsi a qualsiasi opportunità espressiva. “Tiepolo disegna mentre attorno a lui si dissolvono la realtà e la pittura che aveva conosciuto, tra la fine della Repubblica di Venezia e la sua morte”, scrive Stefano Annibaletto nel suo testo in catalogo. “Nelle sue carte, a penna e inchiostro, si mescolano le stampe popolari e le citazioni dei dipinti propri e del padre Giambattista, in un succedersi di situazioni narrative articolate e ricche che Paladino depura, in un affondo sulla solitudine della maschera che diventa allo stesso tempo icona di se stessa e alter ego dell’artista”.
L’iniziativa padovana è anche l’occasione per ripubblicare l’intero corpus di tavole in un volume edito da Skira.