Le opere di Andrea Vizzini sono raccolte nella mostra “Mithos” al Museo Arcos, Museo di Arte Contemporanea del Sannio, di Benevento fino al 26 febbraio. La mostra, composta da nuove creazioni: Dipinti su tela, Box 3D, e Deep-print, è ideata da Michele Loria e realizzata a cura di Ferdinando Creta.
In queste opere, Vizzini ripropone i temi mitologici, che hanno caratterizzato il suo lavoro già dal 1967, oggi sempre più contaminati da invenzioni cromatiche e formali che ne spostano ed amplificano il senso, si presenta come un funambolo senza reti di sicurezza, spingendosi su limiti esteriormente disparati che rasentano un mélange onirico, come dice Umberto Eco da “ultimo metafisico”.
Scrivendo per una mostra, Eugen Gomriger, il teorico della Poesia Concreta, sostiene che la sua poetica si è tuffata sempre più in profondità nella citazione dei classici, prima dei Citazionisti, Anacronisti e rifacitori del mondo classico, che tanto è diventato di moda nel mondo dell’arte negli ultimi anni.
Il titolo della mostra, “Mithos” non suggerisce soltanto un avvicinamento alla mitologia Greca, ma anche al mito della pittura classica, ai grandi per antonomasia.
Ancora Pierre Restany, infatti dice, “Tutto l’estro di Vizzini è senza dubbio in quel frammento –iconico – nato da un io profondo per fissare finalmente sulla tela la linea di contorno sublimata di una istantanea visiva della memoria”. “Spingere l’arte ai confini di se stessa per verificarne il sistema”. Questo è l’esigente obiettivo che Vizzini si propone.
Tutto questo non offre un’accettazione positivista dell’esistenza, scrive Demetrio Paparoni nel 1978. Viverla anche nei momenti più drammatici ed avversi con intensità non esclude una politicizzazione tendente all’impegno di cercare e di abbattere le strutture massificanti e le ingiustizie implicite in una società basata sulla competitività. Questa prassi Vizzini la rifiuta con forza. Prende atto, invece, che la vita ha il suo valore nonostante le violenze morali e fisiche che si subiscono quotidianamente, e che nonostante ciò essa sia un “valore” ugualmente valido, il che non vuol dire rinunciare ad una ipotesi migliore, ma anzi, proprio in questo caso la logica conclusione della voglia di vivere si concretizza appunto nel tentare di eliminare gli aspetti più negativi dell’essere.