Tra le attività di BAM-Biennale Arcipelago Mediterraneo, progetto promosso dall’Instituto Cervantes di Palermo e realizzato in collaborazione con il Festival Internazionale d’Arte Contemporanea Sète-Palermo, si inserisce la mostra “Lur Sareak/Reti di Terra” di Gandolfo Gabriele David, che è ospitata nei locali della Chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani fino al 27 gennaio prossimo, è curata da Federica Fruttero ed è corredata dal testo di Lori Adragna.
Questa mostra rappresenta l’ultima tappa, in ordine di tempo, di un progetto ben più ampio iniziato nel 2017 ad Ustica, frutto di una residenza dell’artista portata avanti a stretto contatto con le comunità di agricoltori e pescatori dell’isola. Qui ha raccolto le loro storie e ne ha osservato i gesti. Da questo dialogo è nato un lavoro visuale e performativo che restituisce il forte legame dell’artista con quegli uomini e quei luoghi e il suo desiderio di trasmettere, attraverso l’arte, un Patrimonio immateriale da preservare.
Le opere realizzate sono il risultato di diverse performance in cui David, in una sorta di danza rituale, rievoca i gesti dei pescatori “gettando” più volte le reti imbevute di terra e colla su una tela adagiata al suolo. L’impronta che ne risulta viene a sua volta ricoperta di terra, che si fissa al supporto e dà vita a immagini dalla grande forza espressiva, densamente materiche, ogni volta diverse.
Nel 2019 l’artista aggiunge una nuova tappa al progetto approdando nei Paesi Baschi, a San Sebastian. In Lur Sareak (Reti di terra in basco) abbina le reti dei pescatori di Pasaia, piccolo porto del litorale, alla terra del Monte Igueldo, perseguendo il proprio desiderio di legare territori e culture apparentemente lontani tra loro.
La terra utilizzata nell’azione performativa all’Instituto Cervantes proviene da San Sebastián e dai campi di agricoltura biologica che l’agronomo Alfonso Aparicio coltiva sulle colline della città basca.
Tra l’Italia, la Spagna e la Francia, Reti di terra ha coinvolto negli anni donne e uomini dei tre paesi, creando una vera e propria “rete” tra i quattro porti, nutrita dal desiderio di condivisione, di inclusione e di trasmissione dell’artista e concretizzata nella forma partecipativa che contraddistingue molti suoi progetti.
Un messaggio di tolleranza e di apertura in contrasto con la violenza delle attualità.