Palazzo Bonaparte di Roma ospita, fino al 26 marzo 2023, le opere e gli scritti di uno degli artisti più amati al mondo: Vincent Van Gogh, con un percorso espositivo pensato per raccontare la vita del pittore olandese celebre per la sua creatività, genialità e follia.
Realizzata a cura di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, la mostra gode dei patrocini della Regione Lazio, del Comune di Roma, Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi ed è prodotta da Arthemisia e realizzata in collaborazione con il Kröller Müller Museum di Otterlo.
A 170 anni dalla sua nascita, le opere di Vincent Van Gogh approdano a Roma per raccontare la vita tormentata del pittore olandese. La sua arte non ha mai convinto i suoi contemporanei, ma ha conquistato le generazioni successive che tuttora vedono nel suo modo di esprimersi una personalità geniale e uno stile fuori dal comune. Più di 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo, che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh e tante testimonianze biografiche per celebrarne la grandezza universale. Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent Van Gogh fu un artista caratterizzato da grande sensibilità e creatività, nonostante una vita tormentata. La mostra ripercorrerà, seguendo un ordine cronologico, i periodi e i luoghi dove il pittore ha vissuto e tratto ispirazione: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Riy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua vita, suicidandosi nel 1890 a soli trentasette anni. Il suo genio ha prodotto una serie sconvolgente di capolavori: prendendo spunto dal mondo impressionista, per passare al puntinismo, alle pennellate dense, ai paesaggi dal colore acceso e intenso, fino ai più cupi ritratti di persone semplici che si guadagnano da vivere lavorando la terra. La mostra parla dell’artista non solo attraverso i quadri, ma anche attraverso alcuni dei suoi scritti da cui trapela l’interpretazione e lo studio che Van Gogh ha dedicato alle proprie opere: in particolare dalle famose “Lettere” al fratello Theo al quale confidava pensieri e stati d’animo. Tutte le opere esposte sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh. È l’occasione per approfondire il periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedicò ad un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante. Inoltre, tra le opere più celebri è esposto anche il famoso “Autoritratto” a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza e sembra confessare una complessità nascosta. Poi ancora, la sua apertura verso gli eccessi cromatici e il cromatismo che lo porteranno a realizzare l’immagine de “Il Seminatore” realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.