La mostra Exploratives, ideata e curata da Giacomo Zaza per il Museo Nazionale di Matera accosta due importanti esperienze artistiche contemporanee provenienti dall’area balcanica: Damir Očko e Driant Zeneli che, fino al 10 dicembre prossimo, elaborano universi visivi ricchi di elementi poetici, storici, filosofici nei suggestivi spazi dell’Ex Ospedale di San Rocco a Matera.
Si tratta di un primo evento rivolto alle pratiche artistiche contemporanee voluto dal Museo Nazionale e dal suo direttore, Annamaria Mauro, nell’importante complesso storico assegnato al Museo alla fine del 2021.
Il complesso dell’Ex Ospedale di San Rocco, prima ospedale seicentesco e poi carcere, si appresta oggi a diventare un polo museale espositivo e laboratorio per le arti visive.
La mostra si costruisce su un continuo scambio tra reale e immaginario. Seguendo anche le posizioni teoriche del filosofo Edgar Morin, gli artisti insistono sulle capacità “esperienziale” dell’immagine nell’ambito della conoscenza, in quanto rinvii costantemente a una realtà da conoscere, o meglio da esplorare.
Dunque le opere di Damir Očko e Driant Zeneli formano un immaginario correlato e complementare al reale, parallelo al panorama mediale contemporaneo. Očko è interessato al linguaggio espresso attraverso il suono e la voce e a una pratica intermediale plurale (musica, film, poesia, oggetti bidimensionali). L’artista, nato in un periodo di grande transizione politica, associa continuamente il suo lavoro al tumulto dei conflitti internazionali e alla dissoluzione della Jugoslavia.
In mostra il video Dicta I (2017) presenta la lettura di una poesia composta dall’artista con estratti di Scrivere la verità: cinque difficoltà di Bertolt Brecht (1935). Očko non solo rivisita e rilegge il testo di Brecht, ma tiene conto delle sue prescrizioni componendo un discorso verbale randomizzato, radicale e dadaista che, mediante una struttura riordinata, propone un commento critico alla costruzione del significato e comunica un pensiero poetico dietro un astuto travestimento.
Nelle opere di Driant Zeneli il sogno sembra la dimensione più pertinente, inteso come fantasia e vagheggiamento nel futuro, o ancora come un obiettivo non pienamente concretizzato, la cui storia, il cui racconto, costituiscono un valore. L’artista sfida i limiti fisici e intellettuali con narrazioni video ironiche e oniriche, a volte assurde. Al centro della sua opera vi è la ridefinizione dell’idea di fallimento e dell’utopia, considerati elementi capaci di aprire alternative possibili.
Per Exploratives l’artista espone tre videoproiezioni site-specific e una serie di opere fotografiche tratte dall’opera video Maybe the cosmos is not so extraordinary (2019), incentrata su un gruppo di adolescenti di Bulqize (Albania) che scopre una capsula cosmica e segue il viaggio del cromo all’interno di una fabbrica fino alla sua esportazione.