Fabrizio Bellanca. Never been here / Jamais ètè ici


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Al Castel Baradello di Como, fino al 9 ottobre Fabrizio Bellanca (Roma, 1968) propone le sue opere in una mostra organizzata da Slow Moon Arts & Events – Openartelier, con la co-progettazione di Slow Lake Como e dell’Ente Parco Regionale Spina Verde e realizzata a cura di Federica dell’Oca.

Fabrizio Bellanca, romano di nascita ma comasco di adozione, è un artista poliedrico che ama sperimentare utilizzando sempre nuovi materiali. Tra quelli da lui maggiormente utilizzati c’è l’alluminio, sul quale egli opera con colori da stampa in sovrapposizione a colori per vetro, e l’acciaio in lastre, su cui agisce con il Dremel, piccolo trapano con punte in pietra e diamantate.
L’effetto che ottiene è simile a quello del tratto di una matita.

In esposizione sono presenti sia opere di grandi dimensioni che opere più pop: le Virtualoid. Il nome ci riporta agli anni Settanta, alle Polaroid, agli attimi vissuti fissati istantaneamente su carta e in piccolo formato. Uno strumento che nella sua sublime nostalgia vintage si fa opera d’arte e ci proietta nel futuro con i suoi materiali innovativi e moderni. I supporti in alluminio e acciaio, insieme ai colori per vetro e al Dremel usato per incidere, producono un effetto in cui figurativo e astratto convivono, lasciando ampio spazio all’interpretazione personale.
Never been here (mai stato qui), questo il nome scelto dall’artista per questa mostra, ha due diverse chiavi di lettura. La prima è di immediata comprensione e rimanda al fatto che le sue opere non erano mai state in esposizione presso la prestigiosa sede del Castel Baradello, in nessuna occasione utilizzato prima d’ora come sede espositiva. L’altra invece è più intima e strettamente correlata all’umanità rappresentata nei quadri. Un’umanità che nella frenesia delle grandi città si spersonalizza, perde connessione con i luoghi. Uomini ipercontrollati e iperconnessi nell’etere, ma poco nell’anima. Le città, piene di manifesti e luccichii effimeri, si trasformano in non-luoghi, meri contenitori di una vita da attraversare distrattamente.
Proprio all’interno del parco della Spina Verde, luogo carico di cultura e identitario per la cittadinanza comasca, trovano collocazione delle opere inedite dell’artista che rimandano al mondo naturale. Fiori ricchi di dettagli realizzati su acciaio, che ricordano per certi versi l’astrattismo di Kandinsky, trovano nella splendida cornice del Baradello l’ambiente ideale in cui specchiarsi.
Tra le opere inedite vi è anche un fiore di loto su fondo verde brillante. Realizzato con colori per vetro su alluminio, spazzolato a mano che crea un effetto olografico, simboleggia la purezza ritrovata di un uomo che incontra nuovamente se stesso e gli altri all’interno dei luoghi che abita. In equilibrio e armonia con la natura.
Tutto ciò vuole essere di buon auspicio, affinché l’uomo possa tornare a vedersi nella natura, a sentirla parte della propria esistenza come fonte di vita ed elemento da rispettare con sacralità.

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