Con le opere di Simone Benedetto, Silvia Della Rocca, Sergio Floriani, Omar Hassan, Helidon Xhixha, la Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini realizza la mostra diffusa sul Lago d’Orta, in Piemonte: SOS Humanity, fino al 2 novembre, che intende essere un grido provocatorio di denuncia e nel contempo di speranza. Una profonda presa di coscienza del difficile momento storico e sociale che l’intera umanità sta vivendo. Un’umanità bilico tra epidemie globali, guerre, emergenze climatiche, degrado sociale, morale e antropologico, inquinamento ambientale e delle menti.
La mostra diffusa intende anche essere uno spiraglio di speranza verso il futuro. Speranza nella presa di coscienza, da parte dell’uomo, della sua responsabilità verso i danni che ha creato a sé stesso e al pianeta Terra. Gli artisti, con la loro personale sensibilità e visione del mondo, hanno interpretato a modo loro un aspetto di questa “emergenza”, attraverso installazioni artistiche collocate tra gli scenari più suggestivi del Lago d’Orta. Lavori che alludono ai diversi temi di inquinamento, degrado sociale e ambientale prodotti dall’Uomo.
A questo grido di allarme, risponde l’arte, che certo non può salvare il mondo tantomeno l’umanità, ma forse, attraverso la sua importante funzione sociale, può accendere una scintilla di consapevolezza nelle menti. È a questo che ambisce l’headline della mostra, che si pone una domanda provocatoria, quasi a scuotere le coscienze: Can art awaken the conscience of humanity?
SOSHumanity.
Lo scultore Simone Benedetto approda sul Lago d’Orta interpretando ad ampio raggio i temi di denuncia sociale di SOS Humanity, in particolare nei confronti dei bambini e del loro mondo da proteggere e salvaguardare. Le sue opere di maggior impatto visivo ed emotivo sono Teddy Bear e Sexy Teddy. Due “orsetti giganti” alti quattro metri, con un duplice simbolismo: icone a difesa dell’innocenza e della spontaneità dei bambini e denuncia di violenza e degrado sociale.
Silvia Della Rocca, artista, giornalista, scrittrice, autrice e regista di format tv e documentari, risponde con le sue Lune come segno di speranza di tornare a “riveder le stelle”. Opere con cui interpreta il desiderio dell’umanità di uscire da questo “inferno metaforico” in cui è sprofondata.
Segni distintivi dell’arte di Sergio Floriani, le impronte digitali rappresentano le prove concrete dell’esistere, il primo elemento umano di identità individuale. Floriani porta due opere che rappresentano la sua visione del mondo. In esse le impronte imprimono indelebilmente la materia donandole identità e significato, divenendo segno del nostro passaggio su questa Terra.
Divenuto famoso per la sua action painting, Omar Hassan ha uno stile inconfondibile. Ex pugile e artista, vede nel gesto del combattimento una metafora di vita e la trasforma in arte. Qui espone i suoi Comignoli, camini in cotto. Un invito a riflettere sull’importanza del luogo in cui viviamo, la casa, il focolare domestico che condividiamo con i nostri affetti più cari e i nostri figli.
Helidon Xhixha, definito “l’artista dell’acciaio e della luce”, propone un mastodontico iceberg in acciaio inox come simbolo di denuncia ambientale. Con la sua forza estetica e la sua continua variazione di riflessi luminosi, l’opera galleggia sulle acque del lago, diventando simbolo della sensibilizzazione nei riguardi dei cambiamenti climatici.