A Palazzo Trigona a Noto, Siracusa, fino al 15 settembre prossimo è esposta la mostra Gardens di Marco Eusepi (Anzio, 1991), a cura di Pier Paolo Pancotto, realizzata dal Comune di Noto in collaborazione con la galleria Eduardo Secci.
Attraverso una ricerca tanto antica quanto contemporanea, Marco Eusepi propone una rappresentazione intima della natura e del paesaggio legata alla tradizione, dove l’elemento naturale è studiato nei suoi aspetti sia micro che macroscopici divenendo pretesto per attivare una riflessione metalinguistica sulla pittura. Nel suo linguaggio pittorico, la superficie diviene un campo di decostruzione formale in cui i diversi piani si fondono mettendo in discussione le gerarchie compositive attraverso la creazione di nuovi organismi materici.
Scrive Pier Paolo Pancotto nel suo testo di presentazione della mostra: “…rimane fedele alla tradizione senza cadere nella maniera o nella nostalgia del passato; con naturalezza, senza premeditazione. In questo risiede la sua attualità. Infatti, egli appare in grado di appartenere al proprio tempo pur muovendosi con disinvoltura nell’ambito dei codici che, storicamente, regolano la disciplina artistica, individuando in essi non un limite imposto quanto, piuttosto, uno strumento utile a tradurre in termini universali le intenzioni del suo operato. Così, senza ricorrere ad alcuna strategia premeditata, foriera di un riscontro tanto immediato quanto effimero, egli s’affida ai sistemi tecnici che, da sempre, governano la ricerca pittorica e grafica individuando in essi degli autentici compagni d’avventura, in grado, quant’altri mai, di esplicitare la propria, personale esplorazione della realtà; e, piegandoli alle proprie esigenze estetiche ed intellettuali, ne rinnova le funzioni, aggiornandole. … Le sue tele così come le sue carte focalizzano buona parte della loro attenzione sullo studio della natura, colta nei suoi aspetti sia micro che macroscopici; vale a dire, concentrandosi sul particolare di un fiore o la porzione di un elemento vegetale per poi passare ad una vasta veduta o a un paesaggio sconfinato. Allo stesso modo, esse si sviluppano soprattutto per piccole o grandi dimensioni: tranne rare eccezioni, non contemplano per le mezze misure. A questa dicotomia, così evidente sul piano iconografico e iconologico oltre che fisico, si contrappone, all’opposto, un lessico piuttosto univoco nel quale confluiscono contemporaneamente figurazione ed astrazione secondo la poetica dell’artista sospesa, appunto, in una costante polarizzazione tra emozione e memoria, impressione fugace e assimilazione del mondo reale”.