Promossa da Roma Culture, la mostra “Il disegno di una mostra” è esposta al MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma fino al 30 ottobre e presenta un’ampia selezione di opere di Lisa Ponti (1922-2019), artista, editor, critica e scrittrice che ha attraversato momenti storici fondamentali del Novecento entrando in stretta relazione con artisti di diverse generazioni, da Gianfilippo Usellini a Giorgio De Chirico, da Alighiero Boetti a Luigi Ontani, da Vincenzo Agnetti a Enrico Castellani.
Con la sua personalità poetica e sognante e ancora poco indagata rispetto alla fama del padre, il celebre architetto e designer Gio Ponti, Lisa Ponti è una figura femminile dai tratti non convenzionali che si aggiunge a quelle già esplorate dalla sezione “Aritmici” del MACRO.
Nelle opere in mostra, il carattere fiabesco del suo immaginario e il tratto preciso e improvviso come un lampo, riempiono fogli di un solo e unico formato: l’A4, perché “Dentro lo standard il minimo riduce l’immenso a distanza fra i segni”, afferma l’artista.
Come apparizioni, le parole e il testo si inseriscono graficamente e ironicamente sul foglio, performando insieme al gesto veloce che delinea il profilo di personaggi cherubini, di figure fantastiche, ma anche compagne di speranze e turbolenze. Tra disegni e acquerelli, la pagina bianca è arricchita da tanti altri modi di raccontare, grazie all’uso di diversi materiali e strumenti: fogli di giornale e fotografie personali con cui produrre dei collage, evidenziatori e pennelli, cotone e ovatta, sticker che tratteggiano le forme sui fogli. Il disegno per l’artista è un luogo intimo, un momento in cui ritagliarsi uno spazio privato e di abbandono. Il formato A4 è un limite da superare attraverso un segno che comprime l’apparizione o il sogno in un istante.
Legata alla mostra, la casa editrice Humboldt Books ha in programma la pubblicazione di una monografia che raccoglie testi provenienti dalla sua attività di giornalista e critica d’arte oltre a una selezione di disegni. Il suo personale itinerario nella storia della cultura del Novecento, italiana e internazionale, lascia aperta la possibilità di un convivio tra molteplici sensibilità in un linguaggio privo di formalismi accademici dettato dal suo sguardo personale sul mondo.