Sono esposte al Sacro Bosco di Bomarzo (VT), fino al 23 ottobre, le opere di Tommaso Cascella (Roma, 1951) e Sandro Scarmiglia (Roma, 1964) in una mostra realizzata a cura di Serena Achilli.
Entrambi romani, Tommaso Cascella e Sandro Scarmiglia, con le loro sculture, ripropongono lo spaesamento che ogni avventore può avvertire e subire nel Sacro Bosco di Bomarzo, attraversando così un ponte temporale che si riconnette direttamente a questo luogo.
Capsula del Tempo finisce dunque per creare un nuovo mistero in un confronto e dialogo e, con un cortocircuito temporale, fa proprio il messaggio cifrato lasciato dall’Orsini.
È il 1552 quando Vicino Orsini inventa il suo Sacro Bosco ‘Sol per sfogare il core’ dando inizio alla costruzione di uno dei luoghi più enigmatici del Rinascimento. Nel piccolo feudo di Bomarzo, Orsini crea un giardino surreale, straordinario e disorientante, un labirinto ermeneutico. In epoca contemporanea Salvador Dalì per primo, poi Marcel Duchamp, André Breton, Willem de Kooning, Niki de Saint Phalle e molti altri personaggi dell’arte e della cultura visitano e rimangono affascinati dal mondo di Vicino, che dagli anni ’50 del secolo scorso è divenuto di proprietà e poi recuperato dalla famiglia Bettini. Un luogo che fa dell’arte il proprio strumento ma anche l’unico fine.
Cascella e Scarmiglia, per le loro forme arcaiche, usano il ferro e il cemento per datare il nostro tempo tecnologico e precario. In una conversazione a due – anzi a tre considerando Vicino – riprendono il fantastico e l’alchemico del Parco, inglobando tutto in un gioco di forma e luce intenso e fluido, in assoluta relazione e armonia con lo spazio.
La mostra nasce dall’iniziativa congiunta tra il Sacro Bosco e l’Associazione Culturale ‘Arte e Benessere’ di Bomarzo, ed anticipa un denso programma di eventi per il cinquecentenario della nascita di Vicino Orsini che ricorrerà nel 2023.