Due mostre in contemporanea sono aperte al MART di Rovereto fino al 9 ottobre prossimo: “Giuliano Vangi. Colloquio con l’antico. Pisano, Donatello, Michelangelo” e “Arte e Eros. Klossowski, Molinier, Bellmer, Rama”.
Giuliano Vangi, pittore e scultore, la sua poetica è incentrata sulla figura umana che interpreta con un linguaggio potente e contemporaneo, senza mai dimenticare l’eredità lasciata dalla grande tradizione scultorea.
Il suo lavoro, che spazia dal tema sacro a quello profano, è stato definito parallelamente “classico” e “anticlassico”, generando talvolta delle contraddizioni interpretative. La sua padronanza nella gestione dello spazio e dei diversi materiali della scultura gli ha permesso di raggiungere una particolare maestria nel dominio della policromia e della polimatericità.
Al Mart l’opera di Giuliano Vangi dialoga con Michelangelo, Tino di Camaino, Donatello, Giovanni Pisano, Francesco di Valdambrino e Agostino di Giovanni. Sono esposte in mostra oltre cinquanta sculture e una ventina di disegni, di cui uno sviluppato su una parete lunga 36 metri che introduce il visitatore all’interno dello spazio espositivo allestito su progetto di Mario Botta.
La seconda mostra prende le mosse da un importante nucleo di disegni di Pierre Klossowski (1905 – 2001), fratello del pittore Balthus e protagonista del pensiero degli anni Sessanta, in particolare della rilettura dell’opera del Marchese De Sade. Focalizzate sull’immaginario erotico, le scene raffigurate dall’artista si oppongono a ogni bontà e sono la visualizzazione più diretta dell’insubordinazione della logica, che abbandona la ragionevolezza per dedicarsi alla coltivazione metodica e organizzata della propria perversione. L’opera grafica di Klossowski sostiene una “filosofia scellerata” che si definisce attorno a impulsi sessuali onnivori e implacabili, i suoi personaggi sono rapiti da una condotta anomala e irriverente nei confronti della ragione, che si rivolge senza remora a uno sconfinamento del pensiero oltre i dettami della convenzione.
A partire dal potere creativo e curativo della trasgressione in opposizione al potere normativo della ragione, la mostra si addentra in due assonanze sadiane instaurando un dialogo tra l’opera di Klossowski, quella di Carol Rama, di Hans Bellmer e di Pierre Molinier.
Da un’idea di Vittorio Sgarbi e Massimo Minini. A cura di Denis Isaia. In collaborazione con Associazione BelleArti.