Banksy è chi Banksy fa! An unconventional Street Art Exhibition


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Al Castello di Desenzano del Garda (Bs), fino al 27 luglio è esposta la mostra “Banksy è chi Banksy fa! An unconventional Street Art Exhibition”, dedicata ai maggiori esponenti della street art internazionale, a cura di Matteo Vanzan di MV Eventi e Michele Ciolino e composta da circa 50 opere, tra cui alcune esposte alla Biennale di Venezia, provenienti da collezioni private italiane e dagli stessi artisti in un’alternanza di lavori su tela, legno, carta, scultura, serigrafie firmate, poster e memorabilia selezionati dopo oltre due anni di ricerca.

Le opere esposte rappresentano quel messaggio diretto e senza filtri che ancora mancava sul nostro territorio: un messaggio profondo e spesso disturbante, ma universale in grado di attirare un pubblico eterogeneo.

Con contenuti sempre nuovi, forme in mutazione continua, la Street Art è affascinate e sexy, alternativa e allo stesso tempo comunicativa diventando, dagli anni Ottanta, linguaggio istituzionalizzato proprio grazie ad un sistema dell’arte che tutto fagocita. Le più rinomate gallerie newyorkesi iniziarono ad interessarsi a quelli che, ancora, non erano considerati artisti, ma che ben presto e grazie ai sistemi di promozione culturale, divennero a tutti gli effetti delle vere e proprie star, in primis Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. L’artista di Bristol rappresenta la punta di un iceberg le cui origini iniziano nelle metropolitane degli Stati Uniti verso la prima metà degli anni Sessanta per espandersi sempre di più nei pieni Settanta. Fu grazie alle contestazioni studentesche e sociali del ‘68 che si sancì la nascita di quella controcultura sintomo del rinnovamento di stili, linguaggi e forme espressive dal Post-Minimalismo alla Street Art. Quello scolpito sui muri è un messaggio necessario per esprimere il proprio dissenso, per riappropriarsi di quegli spazi, definiti non-luoghi, la cui genuinità non deve sopportare i vincoli dei circuiti ufficiali. Ecco nascere, in tutto il mondo, un coro generazionale che, parlando direttamente al pubblico, riporta l’arte ad una nuova dimensione di significato: lo crea senza mai subirlo. Quello rappresentato in questa esposizione è un luogo del mistero e dell’invisibilità, consapevoli che non c’è più tempo per definizioni o accademismi ma che la Street Art è oggi linguaggio universale della nostra società.

In programma collaterale all’esposizione è possibile, previa prenotazione, partecipare alle visite guidate e agli incontri con il curatore.

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