All’APE Parma Museo, fino al 31 luglio è allestita la mostra “Io Tu Io. Renato Vernizzi e Luca Vernizzi: un secolo di ritratti”, un dialogo intergenerazionale tra due artisti, padre e figlio, in punta di pennello.
Con questa mostra, realizzata a cura di Angelo Crespi e Carla Dini, la Fondazione Monteparma prosegue nella sua attività di riscoperta e valorizzazione del patrimonio artistico locale presentando, in una sorta di dialogo intergenerazionale che attraversa tutto il Novecento fino ai giorni nostri.
In mostra, oltre ai componenti della famiglia, sono tanti i personaggi noti del mondo culturale, artistico e scientifico, alcuni dei quali fortemente legati a Parma, che rendono questa proposta particolarmente accattivante: Arturo Toscanini, Giorgio Torelli, Baldassarre Molossi, Giulietta Masina, Mariuccia Mandelli (Krizia), Giovanni Testori, Giuseppe Sgarbi, Umberto Veronesi, Paolo Crepet e Mario Andreose sono solo alcuni dei nomi celebri presenti in mostra.
Il percorso espositivo, composto da un centinaio di opere, provenienti dalla raccolta d’arte di Fondazione Monteparma e da collezionisti privati, consente infatti di ricostruire i momenti salienti della produzione di Renato e Luca Vernizzi, presentando i lavori dei due pittori lungo percorsi autonomi ma anche in una interessante sezione dedicata ai raffronti, alla scoperta delle assonanze e delle divergenze che caratterizzano la loro ricerca.
Renato Vernizzi (1904-1972) ha iniziato a dipingere nella temperie del cosiddetto “ritorno all’ordine” e, nei primi anni di apprendistato, si avvicina alle nuove estetiche di Novecento, il movimento ideato da Margherita Sarfatti. Trasferitosi da Parma a Milano, a metà degli anni Trenta, Vernizzi si rivolge con interesse ai dettami più impressionistici e luminosi del chiarismo lombardo. Più avanti, Renato, in un percorso assolutamente personale e antitetico rispetto alle forzature ideologiche dell’epoca, si concentra su una pittura che guarda, con la capacità introspettiva che lo ha sempre caratterizzato, tanto ai grandi ritrattisti cinquecenteschi quanto alle successive proposte di Manet, Boldini, Casorati e Sironi. Oltre ai ritratti di personaggi noti, spicca in Vernizzi la ricca produzione di ritratti familiari nei quali si sublima il suo stile pittorico: atti di devozione verso le persone a lui più care, per i quali predilige ritratti puri, veri e propri sguardi d’amore intrisi di sottile lirismo.
Luca Vernizzi (1941) fin da giovane sviluppa una propria originale cifra stilistica, mai in contrapposizione con quella del padre ma neppure in pedissequa continuità con lui, attraversando tutta l’arte italiana dagli anni Sessanta in poi da figurativo. Durante la sua lunga carriera, ha dipinto, al pari del padre, con uno stile spesso fuori dalle mode: coraggiosamente in antitesi alle derive minimaliste, poveriste e concettuali, si è indirizzato verso la progressiva rarefazione di ogni sovrastruttura, verso l’eliminazione di tutto ciò che non fosse essenziale alla rappresentazione, arrivando a proporre opere in cui i soggetti, persone o cose, si accampano solitari sulla tela bianca.
Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo, edito da Monte Università Parma, che presenta un’ampia sezione iconografica accompagnata da un saggio critico a cura di Angelo Crespi e una riflessione di Carla Dini sull’arte del ritratto ai quali si aggiungono una memoria di Renato Vernizzi da parte di Stefano Spagnoli, che è stato suo allievo, e alcune interessanti notazioni di Luca Vernizzi scaturite dallo scambio artistico con il padre.