“Sunshine State”, la mostra di Steve McQueen, artista e film-maker vincitore del Turner Prize e del premio Oscar, è allestita Pirelli HangarBicocca di Milano fino al 31 luglio prossimo, realizzata a cura di Vicente Todolí e organizzata in collaborazione con Tate Modern, Londra, dove nel 2020 è stata presentata una prima versione.
Il progetto espositivo, che si sviluppa nello spazio delle Navate e su una delle pareti esterne, raccoglie alcuni dei lavori più importanti della carriera di McQueen e include la nuova installazione video, Sunshine State. Nella sua mente da più di vent’anni, l’opera è stata commissionata dall’International Film Festival Rotterdam (IFFR) 2022 e proposta in anteprima assoluta in Pirelli HangarBicocca. Questo video è una riflessione sugli esordi del cinema hollywoodiano e su come il grande schermo abbia influenzato profondamente la percezione e la costruzione dell’identità.
“Sunshine State” è un’esperienza immersiva nel linguaggio visivo dell’artista che da sempre persegue l’obiettivo di comprendere e penetrare il reale e il senso più profondo dell’esistenza. Le opere esposte, sei film e una scultura, tra le più rilevanti del percorso di McQueen, rappresentano modelli narrativi liberi e punti di vista inaspettati sulle più ampie e trasversali sfumature dei contesti sociali storici e contemporanei.
Il percorso espositivo si apre con Static (2009). Proiettate su un grande schermo, sospeso al centro della Piazza, si avvicendano in rapide sequenze riprese aeree della Statua della Libertà di New York. Il film fa da contraltare al lavoro presentato nel Cubo e che chiude la mostra, Western Deep (2002). L’opera conduce lo spettatore nelle profondità della miniera d’oro di Tau Tona in Sudafrica, conosciuta durante l’apartheid come “Western Deep”, e offre un amaro spaccato delle dure condizioni lavorative dei minatori. Realizzate in pellicola Super-8, le riprese sgranate mostrano un’ambientazione claustrofobica e buia che si contrappone a una visione più aperta e allegorica del primo lavoro.
Western Deep nasce in concomitanza con un altro film dell’artista, Caribs’ Leap (2002). Il lavoro è suddiviso in due parti: una è trasmessa su uno schermo LED sulle pareti esterne delle Navate, l’altra è proiettata all’interno dello spazio espositivo. Il titolo fa riferimento al drammatico momento storico della conquista francese di Grenada, l’isola dei Caraibi da cui provengono i genitori di McQueen, nel 1651. Il film affronta il tema della razzializzazione e disumanizzazione del corpo nero e indigeno, colonizzato e schiavizzato.
In Charlotte (2004) e Cold Breath (1999) Steve McQueen esplora il corpo nelle sue dimensioni più intime e materiali. Il primo dei due film, girati in pellicola, presenta un close-up dell’occhio dell’attrice Charlotte Rampling. Il dito dell’artista entra nelle riprese, toccando momentaneamente la palpebra e la pupilla della donna. Similmente, Cold Breath mostra il film-maker che accarezza, tira e stringe il suo stesso capezzolo. In “Sunshine State” viene esposta anche la scultura Weight (2016), realizzata per una mostra presso la prigione di Reading in Inghilterra, dove era stato incarcerato Oscar Wilde, in occasione del cinquantesimo anniversario della parziale decriminalizzazione dell’omosessualità nel Regno Unito. L’opera è composta da un letto da prigione circondato da una zanzariera dorata. McQueen riflette sulla storia politica di identità minoritarie e sulle idee contrapposte di reclusione e protezione. La mostra è accompagnata da un catalogo, disegnato da Irma Boom, sulla produzione dell’artista negli ultimi vent’anni, che presenta una ricca documentazione fotografica e i contributi scritti di: Paul Gilroy, Cora Gilroy-Ware, Solveig Nelson, Hamza Walker e Angela Vettese.