Piccio in Carrara


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L’Accademia Carrara di Bergamo promuove un nuovo progetto espositivo dedicato a Giovanni Carnovali, detto Piccio (1804-1873), uno degli artisti lombardi più originali dell’Ottocento, che con la città orobica ha avuto un forte legame. In mostra tre prestiti raramente presentati al pubblico: il “Ritratto di Gina Caccia” (La collana verde, 1862) e il “Ritratto di Vittore Tasca” (1863), provenienti da collezioni private, oltre al “Paesaggio a Brembate Sotto” (1868-1869), proveniente dalla Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza.

Questa mostra, che oltre ai tre dipinti citati rimanda il pubblico alle opere di Carnovali già presenti ed esposte nella importante collezione del museo, si focalizza in particolare sul periodo risorgimentale, ma documenta anche la pittura di scenari naturali e la relazione tra realismo e invenzione, mentre intende anche sottolineare il modo in cui i collezionisti hanno saputo individuare artisti innovativi, come il Piccio, e stabilire con loro rapporti seri, al di là delle mode.

Giovanni Carnovali, detto Piccio, Paesaggio a Brembate Sotto, 1868-69, olio su tela, Galleria d’Arte Moderna Ricci, Oddi, Piacenza

Il percorso della mostra offre la lettura di uno spaccato storico e sociale di particolare interesse nell’Italia che raggiunge l’unità nazionale, prefigurando le impressioni di luce della pittura francese. Tra vicende risorgimentali e scenari naturali, tra realismo e invenzione, tra aderenza al vero e sperimentazioni coloristiche, Carnovali interpreta con maestria un sentire pittorico che sottolinea la piena dignità della pittura dell’Ottocento, negli stessi anni in cui in Toscana si sviluppava l’arte dei Macchiaioli. Un pittore che ha saputo raccontare il sentimento del suo tempo, sperimentando e precorrendo temi e linguaggi.
Come di consueto, i progetti espositivi di Accademia Carrara sono occasioni per rileggere la collezione, offrendo la possibilità al pubblico di approfondire “percorsi nel percorso”.
Carnovali è rappresentato in Carrara con 14 opere che coprono un arco temporale completo (dagli anni Venti ai Sessanta del XIX secolo), tanto da poter affermare che il museo bergamasco possiede una sorta di “monografica permanente” del pittore, in grado di raccontare molti aspetti della sua personalità e ricerca stilistica.
In Carrara il percorso alla scoperta di Piccio si sviluppa tra le sale anche grazie al supporto di apparati grafici e segnaletica realizzati ad hoc per accompagnare il pubblico di opera in opera, di storia in storia. Inoltre, nel periodo di mostra, il ritorno in museo di uno dei più significativi dipinti di Piccio, Ritratto della contessa Anastasia Spini (1845 circa), attualmente in restauro, sarà occasione per celebrare un altro capolavoro del pittore.
Accompagna il progetto espositivo un catalogo edito da Skira, con testi critici di M. Cristina Rodeschini, Niccolò D’Agati e Maria Cristina Brunati.   

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