Comincia oggi, 25 marzo e proseguirà fino al 12 giugno, la prima edizione di MonFest, festival biennale di fotografia diretto da Mariateresa Cerretelli, che vede coinvolti numerosi spazi della città, rendendolo un festival diffuso: il Castello, il Teatro, la Cattedrale, la Sinagoga e Palazzo Gozzani Treville dove ha sede l’Accademia Filarmonica.
Sono undici le mostre di carattere nazionale che ruotano attorno al tema del festival, ossia “Le forme del tempo. Da Francesco Negri al contemporaneo”. Il tempo è il protagonista silenzioso degli scatti esposti, ma, afferma Mariateresa Cerretelli, contemporaneamente è “una espressione ispirata da Italo Calvino che definiva le città la forma del tempo che noi estendiamo ai paesaggi, alle realtà dei ritratti e alle creatività espresse dai fotografi che saranno qui esposti”.
L’inizio è dato dalla mostra, a cura di Luigi Mantovani ed Elisa Costanzo presso il Castello, “Omaggio a Francesco Negri”, avvocato, Sindaco di Casale Monferrato dal 1881 al 1888, ma soprattutto fotografo, noto per la sua attività instancabile di sperimentatore. I suoi scatti introducono nel mondo scientifico, tecnologico, artistico, culturale, sociale dalla seconda metà dell’Ottocento fino al primo quarto del Novecento. Le microfotografie, le stereoscopie, le tricromie, così come il teleobiettivo da lui brevettato consentono di guardare il mondo del visibile e dell’invisibile in modo, per l’epoca, incredibile e innovativo.
Il festival propone una ricca e straordinaria componente femminile, con tre eccellenti fotografe esposte: Lisetta Carmi, Valentina Vannicola e Silvia Camporesi.
Lisetta Carmi è protagonista della mostra “Viaggio in Israele e Palestina”, a cura di Daria Carmi e Giovanni Battista Martini. Sono ospitati nella Sinagoga i numerosi scatti inediti realizzati in Israele durante i due soggiorni del 1962 e del 1967.
La mostra di Valentina Vannicola è allestita al Castello. Tra le principali rappresentanti in Italia della staged photography, la fotografia della “messa in scena”, ha riletto il territorio del VI Municipio di Roma ricorrendo a dei tableaux vivants in cui la città perde i propri riferimenti naturali di spazio e tempo, assumendo una valenza simbolica, quasi onirica.
Silvia Camporesi ha realizzato un diario umano e personale, un racconto fantastico della quotidianità. Le foto nascono tra le mura domestiche della fotografa nei giorni difficili del lockdown di marzo-aprile 2020. Le opere sono esposte all’Accademia Filarmonica presso Palazzo Gozzani Treville.
Tra le altre mostre, alla Cattedrale di Sant’Evasio “Tributo a Leonardo” di Maurizio Galimberti, che reinterpreta il Cenacolo vinciano esponendolo nel nartece della splendida chiesa; “Gabriele Basilico nel Monferrato” presso il Castello di Casale, che presenta una selezione delle fotografie realizzate tra Casale, Alessandria, Ovada, Tortona, il delta del Po fino all’Adriatico. “Fotografare il Tempo, Pompei e dintorni” di Claudio Sabatino, è un lavoro sulle stratificazioni della Storia. Raoul Iacometti, con #homeTOhome, racconta nel Foyer del Teatro Municipale, i ballerini di tutto il mondo ritratti con il cellulare nelle loro case in posizioni plastiche durante il lockdown; Ilenio Celoria con “Fotomorfosi Infernot”, piccole architetture ipogee scavate nella pietra che, dal 2014, sono state iscritte nella World Heritage List dell’UNESCO.
Le mostre sono affiancate da workshop, letture, portfoli e talk.