È il MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma che ospita, fino al 19 giugno prossimo, la tappa italiana della retrospettiva internazionale sul lavoro dell’artista svizzero-americana Cathy Josefowitz (1956-2014) intitolata “The Thinking Body”.
Si tratta della mostra più completa sulla vita e il lavoro di Cathy Josefowitz (1956-2014), organizzata in collaborazione con Kunsthaus Langenthal (Svizzera) e il Centre Culturel Suisse di Parigi ed è l’ultimo capitolo di una più ampia retrospettiva caratterizzata da fili comuni e focus locali. Rappresentando la varietà della produzione artistica di Josefowitz, in cui dipinti e disegni dialogano e si sovrappongono alla coreografia, la mostra riflette lo sforzo dell’artista di riconciliare media che sono stati troppo spesso trattati come ambiti separati nel discorso della storia dell’arte. Il corpo, in movimento e in relazione ad altri corpi, costituisce il nucleo della sua opera, la maggior parte della quale non è mai stata esposta.
Josefowitz ha studiato scenografia al Théâtre National de Strasbourg prima di trasferirsi a Parigi dove si è laureata in arti visive presso l’École Nationale des Beaux-Arts. Alla fine degli anni ’70, mentre viveva negli Stati Uniti, ha scoperto la danza, poi il teatro primitivo. Più tardi, mentre studiava a Falmouth (Regno Unito) al Dartington College of Arts, ha incontrato la contact improvisation e le tecniche di danza a rilascio anatomico introdotte rispettivamente da Steve Paxton e Mary Fulkerson. La sua ricerca sull’interrelazione tra la coreografia del movimento e il gesto pittorico è iniziata nel 1987 mentre frequentava la School for New Dance Development di Amsterdam.
“The Thinking Body” deriva dal titolo dell’omonimo libro di Mabel Elsworth Todd (1880 – 1956) pubblicato nel 1937 sull’apprendimento somatico, che ha profondamente segnato la ricerca di Josefowitz e il suo approccio artistico al corpo, alle sue infinite possibilità e ai suoi limiti. La mostra adotta un approccio per lo più tematico, presentando le prime sperimentazioni dell’artista ispirate a opere di artisti europei della prima metà del XX secolo, il suo progressivo spostamento verso un’esplorazione del proprio corpo e di quello delle persone amate, per arrivare infine a concentrarsi sul rapporto tra corpo e spazio e passare quindi gradualmente all’astrazione. Una serie di disegni su ricevute di ristoranti e hotel realizzati tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 mentre l’artista viveva in Italia, sono esposti per la prima volta nel contesto della mostra a Roma.
La mostra comprende un evento collaterale, il 28 e 29 maggio 2022, presso l’Istituto Svizzero di Roma con il lavoro performativo dell’artista svizzero-americano Garrett Nelson (1982).