La mostra “Le 3 ecologie” al MACTE di Termoli fino al 15 maggio prossimo, tratta della natura e le sue infinite connessioni ed è realizzata a cura di Caterina.
Gli 11 artisti coinvolti nella mostra appartengono a generazioni diverse, proprio a voler far notare come la parola ecologia abbia avuto una sua evoluzione nel tempo acquistando sempre più spazio nel dibattito politico e culturale
Il titolo della mostra riprende il saggio del 1989 del filosofo francese Felix Guattari in cui si riferisce a tre ecologie: quella dell’ambiente, quella sociale e quella mentale. La mostra, pensata e posticipata a più riprese a causa della pandemia, dà spazio ad opere e ricerche che si sono spesso confrontate con luoghi sia a livello estetico che sociale e che relativizzano il rapporto tra natura e cultura in base anche alle coordinate geografiche. La mostra, articolata in tutti gli spazi del museo è da immaginarsi come un organismo, in cui coesistono persone, materiali ed idee.
Negli spazi del museo, installazioni, film, disegni e fotografie avvicinano il pubblico a luoghi lontani, presentando visioni che appartengono a lotte di sopravvivenza del passato, del presente e del futuro. Gli artisti invitati con le loro opere tracciano mappe eccentriche che si spingono dal Mediterraneo fino al Pacifico e all’Artico, delineando contesti ambientali ibridi che stimolano la nostra percezione.
Dalla Nuova Zelanda, Tusalava di Len Lye, è un’animazione realizzata nel 1929, che disegna come in una danza gli inizi della vita da cellula fino ad organismi complessi. Whutarr, Saltwater Dreams, è un video realizzato da Karrabing Film Collective che ci porta nei Territori del Nord dell’Australia dove le comunità Indigene ribadiscono il loro legame simbiotico con la natura. L’artista svizzero Micha Zweifel invece, con i pannelli di gesso intagliati che compongono Kalendar, scandisce un tempo di lavoro e di manualità mentre la scultura Ipogea di Piero Gilardi, artista e attivista precursore delle tematiche ecologiche, ci porta in una caverna dove scorre un fiume. I disegni speculativo-naturalistici di Nicola Toffolini dialogano con il wallpaper d’artista di Francesco Simeti, che porta sulla superficie arbusti della storia dell’arte. E ancora, la pittura stratificata di Francis Offman che realizza collage astratti con materiali di riuso che portano con sé tracce di migrazioni, le cianotipie e le sculture ispirate da paesaggi marini di scarto di Jonatah Manno, la serie fotografica di Silvia Mariotti Boutade, nata in pandemia quando l’artista ha creato nuove immagini attingendo dal suo archivio, non potendosi muovere da casa. Wild Relatives, documentario realizzato da Jumana Manna, segue una semenza agricola dalla Siria alla Norvegia, attraversando sfide climatiche e di sopravvivenza legate a condizioni socio-economiche in continua mutazione. Matilde Cassani interviene sulla modulazione della luce naturale che penetra in diversi spazi del museo di Termoli.
La mostra si sviluppa in tutte le sale del museo e in relazione a opere scelte dalla collezione permanente del Premio Termoli, plasmando un itinerario metaforico con lo spettatore: il museo diventa un organismo in cui coesistono persone, materiali e idee. In un suggestivo percorso tra ambienti ibridi, sognati, contaminati, questa mostra dà spazio a opere e ricerche che si confrontano con luoghi sia a livello estetico che sociale, e che declinano il rapporto tra natura e cultura in base a diverse coordinate geografiche.