Nicolás Guagnini. Farces and Tirades


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In Farces and Tirades, sua prima personale presso un’istituzione italiana, al MACRO, Museo di Arte Contemporanea di Roma, Nicolás Guagnini (Buenos Aires, 1966) presenta, fino al 22 maggio, più di quindici anni di lavoro in una mostra liberamente ispirata alla struttura drammaturgica della commedia dell’arte. Le opere sono le “maschere”, lo spazio espositivo il palcoscenico dove queste improvvisano le loro “farse e paternali”. Non vi è un unico tema, né una divisione cronologica o gerarchica. Seguendo un semplice canovaccio, la mostra si divide in due atti (il primo a partire dal 10 febbraio, il secondo dal 14 aprile) in cui le opere-personaggi entrano ed escono, si scambiano, mutano le posizioni, i rapporti, gli atteggiamenti.


Nel corso dei due atti si alterneranno quindi una serie di opere chiave, delineando i temi ricorrenti nella produzione dell’artista – «dall’inconscio al mercato», come scrive lui stesso – e dispiegando la varietà di medium con cui Guagnini sperimenta e si esprime: la video-performance (Discharge, 2005; Tango 78, 2010; Clear Allegiance, 2012; Analysis, 2019), lo slide show e l’installazione (The Middle Class Goes to Heaven, 2005–2006), la stampa (il wallpaper Notes on Dickface, 2014), la pittura (77 Testicular Imprints, 2007), la scultura (le ceramiche vetrificate e smaltate Points of View e Raft, 2014; Aphasia Bagatelle, Decurion, Divinity School – The Ice Queen e Passionate Pilgrim, 2016). Per tutta la durata della mostra, il pavimento della sala sarà quasi integralmente coperto da un’installazione di fogli, stampati con una conversazione tra l’artista e Luca Lo Pinto: il canovaccio di questa commedia, messo a disposizione, e ai piedi, del suo pubblico.
Figura poliedrica d’artista, curatore, scrittore, insegnante, Nicolás Guagnini è stato inoltre co-fondatore a New York della società cinematografica indipendente Union Gaucha Productions (1997–2010) e di Orchard (2005–2008), uno spazio-galleria nel Lower East Side, gestito collaborativamente da un gruppo di artisti, storici dell’arte, critici, curatori e filmmaker.
Il complesso contesto sociale ed economico in cui l’artista si trova a muoversi, tutti i simboli e i discorsi normativi in cui è imbrigliato sono parte integrante del suo lavoro, insieme a episodi traumatici della sua infanzia in Argentina e interrogativi sul desiderio, il corpo e la mascolinità. Tutti questi elementi contradditori e neurotici si mischiano, ripetono, riflettono e attraversano a vicenda nei diversi medium, e grazie a un’alternanza d’ironia e sovversione, come nella commedia dell’arte, esplodono in una terribile risata terapeutica.

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