A Palazzo Grassi, Francois Pinault Foundation di Venezia, fino al 9 gennaio 2022 è allestita la mostra “Mario Peliti. Hypervenezia” curata da Matthieu Humery, come omaggio a una città che festeggia i 1600 anni dalla sua fondazione.
Sono esposte circa 400 immagini in bianco e nero di Venezia che, una attaccata all’altra, compongono una linea ininterrotta che si snoda lungo le pareti di Palazzo Grassi, una delle due sedi lagunari della Collezione Pinault, riaperta al pubblico dopo sei mesi di lavori.
L’esposizione, suddivisa in tre sezioni – una è una installazione video con oltre 3.000 foto accompagnate dalla musica di Nicolas Godin -, presenta per la prima volta al pubblico parte del “Venice Urban Photo Project” avviato e realizzato dal 2006 da Mario Peliti, architetto- editore romano con casa all’isola della Giudecca, teso a mappare sistematicamente Venezia con le sue fotografie, con l’obiettivo “di raccogliere il più ampio e organico archivio di immagini della città mai realizzato”.
In 15 anni, Peliti ha realizzato circa 12 mila immagini, ma la ricognizione fotografica di Venezia dovrebbe concludersi nel 2030 – sarà creato un fondo digitale del progetto presso L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentrazione e la Sovrintendenza Archeologica. Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia – e mai avrebbe pensato di mostrarle al pubblico.
Tutte le foto sono e saranno realizzate sempre con la stessa modalità di ripresa: bianco e nero, senza ombre portate e senza persone. Stesso obiettivo per le orizzontali, un altro per le verticali. Proprio l’assenza di ombre e persone crea di fatto in chi guarda un senso di straniamento, una inquietudine su ciò che viene mostrato, su un reale che può sembrare finzione.