L’Accademia d’Ungheria a Roma, fino al 4 novembre prossimo ospita nella propria sede, Palazzo Falconieri, la mostra “I nostri inferni e quello di Dante” curata da Miklós Sulyok, stortico d’arte.
L’esposizione riunisce quattro artisti ungheresi, tutti membri dell’Accademia Ungherese delle Arti, le cui opere sono intrise di chiari riferimenti all’Inferno, dantesco e non.
La Divina Commedia del Sommo Poeta rappresenta un punto di riferimento per gli artisti di tutti i paesi europei, così come per quelli ungheresi. Le opere qui esposte non sono di carattere illustrativo, bensì esplorano i concetti personali dei quattro artisti sull’Inferno del mondo odierno e su quello dantesco.
I temi ricorrenti di queste opere sono in particolare la religione, il sacro, la dannazione, la sofferenza, il rapporto corpo-spirito, vengono trattati in chiave psicologica. L’Inferno più che un luogo remoto dell’aldilà, è una condizione psicologica e spirituale del mondo postmoderno.
József Baksai lavora sulle analogie tra miti antichi e cristiani e il mondo dantesco, senza allusioni dirette. Gli esseri umani e gli animali di József Gaál sono i dannati di tutti i tempi, in particolare di oggi. La scena quasi teatrale del video di Ilona Lovas (scomparsa recentemente) ci conduce nell’inevitabile sofferenza della condizione umana. Il claustrofobico mondo infernale del pittore József Szurcsik è popolato di esseri umani e paesaggi disumani. I quattro artisti della mostra, pur trattando temi tristi dell’eterno inferno umano, lasciano trasparire una minuscola luce tra i foschi palcoscenici dell’Inferno.
La mostra è corredata di un catalogo con saggio introduttivo a cura dello storico d’arte prof. János Sturcz, edito dall’Accademia Ungherese della Arti ed è patrocinata dal Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.