“Da qualche punto incerto” è la mostra personale di Anna Valeria Borsari (Bazzano, Bologna, 1943), che il Museo del Novecento di Milano ospita fino al 13 febbraio 2022 e realizzata a cura di Giorgio Zanchetti e Iolanda Ratti con Giulia Kimberly Colombo.
La mostra racconta il lavoro di Anna Valeria Borsari dalla fine degli anni Sessanta a oggi: un percorso di continua esplorazione dei temi dell’identità e del rapporto tra realtà e rappresentazione, attraverso la scultura, il medium fotografico, l’installazione e l’intervento nello spazio. La pratica artistica di Anna Valeria Borsari, nata al di fuori dei circuiti tradizionali, si ispira ai suoi studi di linguistica e filosofia del linguaggio e prosegue mantenendo un carattere indipendente, seppur in stretto dialogo con gli aspetti più attuali del dibattito culturale degli ultimi decenni.
Permeata da influssi filosofici e scientifici, l’opera dell’artista è il frutto di un costante esercizio di ricerca che parte dalla sua soggettività per entrare in rapporto con l’osservatore e con l’ambiente che circonda l’opera. La sua indagine approda quindi al concetto di luogo: un campo di azione e di relazione che è definito dall’intervento dell’artista ma è a sua volta capace di indirizzarlo verso esiti inaspettati, esponendolo alle influenze di una serie di agenti esterni.
Questa mostra offre una panoramica a tutto tondo della pratica concettuale di Anna Valeria Borsari, mettendo in evidenza come la sua sperimentazione sia stata anticipatrice di alcune esperienze, come quella della dimensione site-specific, divenute centrali per gli artisti delle generazioni successive. Il percorso della mostra segue le principali tematiche e linee di ricerca che l’artista ha approfondito con coerenza in tutta la sua attività, mostrando un dialogo tra opere distanti per datazione e tecnica, ma concettualmente affini, e presentando una nuova installazione prodotta per l’occasione.
Partendo dagli anni Settanta, nella prima sala è evidenziato il passaggio dalle serie fotografiche – con cui l’artista sancisce l’impossibilità di definire la realtà attraverso le immagini – a un campo più ampio di strumenti – pittura, installazioni e interventi site-specific – al limite tra realtà e finzione. Se in questo caso il tentativo è quello di esprimere l’accettazione e l’elaborazione della perdita dell’identità soggettiva, nell’altro, il 1977 segna un’ulteriore apertura a contributi e interferenze esterne: il pubblico, spesso inconsapevole di assistere a un gesto artistico, l’ambiente naturale e urbano e gli oggetti quotidiani decontestualizzati entrano a far parte dell’opera, alterando e talvolta giungendo a cancellare l’intervento stesso dell’artista. In questo ampio campo di possibilità e partecipazione, Borsari rinuncia in un certo senso al ruolo di unica artefice dell’opera: non cerca infatti di dominare completamente energie e situazioni da lei stessa innescate, ma si limita a evidenziare e raccordarle in un discorso poetico.
I punti nevralgici del percorso di Anna Valeria Borsari sono ulteriormente declinati nella Sala degli Archivi attraverso alcuni nuclei tematici fondamentali: la memoria, la trasformazione, la relazione e il luogo. Qui sono poste in dialogo due installazioni per restituire un ritratto più recente dell’artista e della sua posizione nei confronti del pubblico e della società. Lotteria è la ricostruzione di un’istallazione del 2000, una sorta di autobiografia composta di oggetti e ricordi personali, che nella versione originale veniva dispersa tramite una pesca a premi; un’indagine sulla posizione dell’artista si trova in Da remoto, il nuovo lavoro concepito per questa mostra. L’esposizione è completata da materiali quali inviti, fotografie e pubblicazioni.