Misfits è il nuovo progetto espositivo del ciclo Furla Series, il programma di mostre promosso da Fondazione Furla realizzato in collaborazione con i più importanti musei italiani e questa è la prima personale di Nairy Baghramian in un’istituzione italiana.
Promossa dalla stessa Fondazione Furla in collaborazione con GAM, Galleria d’Arte Moderna di Milano la mostra è realizzata a cura di Bruna Roccasalva e rimarrà aperta fino al 26 settembre.
Il progetto riassume alcuni degli elementi costitutivi del lavoro dell’artista: dall’interesse ad attraversare e ripensare il confine tra interno e esterno, all’analisi del rapporto che lega l’oggetto estetico e la cornice istituzionale che lo ospita.
Per Baghramian ogni opera d’arte, pur nella sua sostanziale autonomia, è legata al tempo, al luogo e al tessuto politico-sociale in cui è inserita, e l’idea di Misfits nasce proprio dallo specifico contesto urbano in cui si trova la GAM, un giardino all’inglese che ha la particolarità di essere accessibile agli adulti solo se accompagnati da bambini. Le suggestioni contrastanti suscitate da un contesto che rimanda a un universo protetto e ludico come quello infantile, ma che al tempo stesso genera un senso di frustrazione per le restrizioni alla sua accessibilità, sono state il presupposto all’ideazione di Misfits.
Ibridando l’idea di gioco come dispositivo educativo con una riflessione sull’esperienza estetica dell’inadeguatezza e l’imperfezione, Baghramian ha realizzato una serie di sculture di grandi dimensioni formalmente concepite per abitare sia lo spazio interno sia quello esterno al museo.
Il percorso espositivo si articola in cinque ambienti, ciascuno dei quali ospita un elemento scultoreo, e prosegue sulla terrazza adiacente alle sale. Ognuna delle opere in mostra è costituita di due metà, realizzate con materiali differenti: fusioni in alluminio dipinto e legno per gli elementi che si trovano all’interno, marmo per quelli in esterno e installate come fossero parti disgiunte di un possibile intero. Gli elementi scomposti di queste sculture sembrano evocare la struttura tipica di certi oggetti ludici basati sull’incastro di forme geometriche.
Fin dall’infanzia siamo educati ad assemblare elementi dagli incastri perfetti e a sviluppare così un modello di pensiero secondo il quale ogni cosa deve necessariamente combaciare con un’altra. Le sculture di Baghramian negano questa supposta coincidenza: le loro forme non si incastrano alla perfezione, offrono al contrario l’esperienza dell’errore come l’unica possibile, invitandoci a scoprire la bellezza proprio nel loro accostamento imperfetto.
Gli incastri impossibili di queste sculture diventano il punto di partenza per interrogarsi su come delusione, inadeguatezza e imperfezione non solo sono parte della formazione di ogni individuo, ma possono avere anche una autonoma ragion d’essere come manifestazioni formali.