Fino al 1 agosto, i suggestivi spazi della Biblioteca del Longhena della Fondazione Giorgio Cini di Venezia ospitano la mostra “Venezia è tutta d’oro. Tomaso Buzzi: disegni “fantastici” 1948-1976” curata da Valerio Terraroli. Organizzata con il contribuito di Rolex Italia nell’ambito dell’iniziativa Amici di San Giorgio, la mostra presenta circa 90 disegni e acquerelli dell’architetto Tomaso Buzzi provenienti dalle raccolte dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini e dalla raffinata collezione Pieri di Milano. Questa mostra è interamente composta da disegni schizzati con penne, acquerelli, pennarelli, pastelli, matite, china e carboncini su carta da disegno, ma anche su fogli volanti così come su taccuini fatti dal vivo o estratti dalla memoria, con inchiostro, acquerelli, biro, talvolta arricchiti da un breve testo o una didascalia, per fissare sulla carta avvenimenti quali concerti e feste, sia mondane sia popolari, oppure vedute di Venezia e della Laguna, architetture, angeli e immagini fantastiche.
I disegni e gli acquerelli si configurano come una mappa mnemonica capace di cogliere, per il fascino dei tagli compositivi e la nervosa immediatezza del tratto, i diversi rivoli in cui si espande il pensiero di Tomaso Buzzi (Sondrio, 1900-Rapallo, 1981), definito a suo tempo “il più colto degli architetti”.
Le collezioni d’arte della Fondazione Cini si costituirono dall’intreccio tra il mecenatismo del fondatore Vittorio Cini e le istanze di studio e ricerca determinate dalla programmazione culturale dell’Istituto di Storia dell’Arte, volto a promuovere l’acquisizione di nuclei che ne fossero piena espressione. Il 1983 è l’anno della donazione da parte degli eredi di un corpus di centotrentotto disegni – capricci, vedute, fantasmagorie, scene di feste, cerimonie, concerti – e quarantasei fogli recanti gli schizzi per la villa del marchese Taliani a Porta Metronia a Roma (1952). In questo materiale emerge l’estro inventivo e l’eclettismo camaleontico dell’architetto, piacevole disegnatore capace di mimetizzare il suo segno in variati registri stilistici, talvolta recepiti dagli antichi maestri veneziani.
La mostra è corredata da un catalogo edito da Skira.