Il MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fino al 10 settembre ospita “P.P.P. Possibile Politica Pubblica”, mostra personale di Sasha Vinci (1980) a cura di Maurizio Bortolotti: un progetto che assume la forma di una denuncia lirica contro le criticità, le ingiustizie e le incoerenze della società italiana contemporanea, rese ancora più evidenti dalla pandemia globale, che prende spunto da Pasolini come simbolo di anticonformismo e dell’impegno sociale e politico perduto
La mostra, realizzata in collaborazione e con il supporto della galleria aA29 Project Room, comprende opere realizzate nel corso dell’ultimo anno, nel pieno dell’emergenza sanitaria con i suoi lockdown, e lavori site specific ideati in dialogo con gli spazi e le opere della collezione del MANN, tra cui Canta Napoli, opera che riproduce il paesaggio sonoro napoletano, ripercorrendo la linea di confine tra cielo e terra e Non Tocca Terra la Parola, installazione il cui elemento dominante è la piuma, metafora di leggerezza e di superamento della gravità, ma anche dispositivo simbolico che costruisce un nuovo senso rituale per il presente e che abbraccia armoniosamente il marmo de “Il supplizio di Dirce” (Toro Farnese), celebre gruppo scultoreo ellenistico, parte della collezione museale. Lo spazio espositivo è occupato anche da poliedri regolari e irregolari, che imitano le forme armoniche della natura, pur rivelando, attraverso il linguaggio del disegno, l’aspetto caotico e multiforme della realtà, nelle sue sfumature e contraddizioni. Su ogni lato si sviluppa un’immagine diversa, con soluzione di continuità tra loro: figure sospese, frame senza tempo, che mescolano scene di cronaca e di film, a gesti e segni emblematici, fino a fermo-immagine della vita personale dell’artista. I poliedri sono sintesi della complessità del presente e sotto il punto di vista formale ed estetico rappresentano il tentativo di riportare il disegno alla terza dimensione.
Al MANN Sasha Vinci sperimenta diversi linguaggi espressivi, dal disegno alla scultura, dall’installazione alla performance, dalla fotografia alla sound art, dando origine a un’opera d’arte totale, in cui il museo diventa un paesaggio da esplorare e attraversare.
Con “P.P.P. Possibile Politica Pubblica” l’artista ripensa i rapporti tra Natura, Uomo e Società, e riflette sulla necessità di una nuova coscienza etica, estetica e politica, il cui riferimento ideale è Pier Paolo Pasolini (P.P.P.), esplicito richiamo a una stagione di impegno sociale e politico e di libera sperimentazione.
In questa età di incertezza ed esitazione, “P.P.P. Possibile Politica Pubblica” è un progetto che recupera il potere dell’arte come visione, capace di creare legami tra passato e presente, tra racconto mitologico e azione civile, in cui le simbologie antiche si ripetono, in una ricerca di significati per l’oggi. Un atto di denuncia contro l’immobilismo e l’inerzia sociale, poiché le regole e i ritmi del mondo devono cambiare radicalmente se vogliamo iniziare a raccontare la verità.