Alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, sono esposte in una mostra, fino al 27 giugno, a cura di Vittorio Sgarbi, quarantacinque opere di Luciano Ventrone, grande maestro dal virtuosismo eccezionale che per “ricostruire” scompone le forme. Nella sua tecnica la fotografia è un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto, che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente sulla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere quei dettagli non visibili all’occhio umano e che meravigliano sempre lo spettatore.
È tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale. Ha esposto nei più importanti musei e gallerie, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo. Nelle sue opere crea mondi suggestivi, carichi di vissuto e di emozione. La scelta dei soggetti lo lega a grandi pittori del passato, tuttavia la sua attenzione per l’applicazione della pittura, il suo trattamento del colore e della luce lo pongono tra i contemporanei.
Spiega Vittorio Sgarbi: “Luciano Ventrone è un artista contemporaneo che realizza opere che le persone vengono a vedere perché vogliono meravigliarsi. Ha saputo affermarsi come grande maestro nella figurazione, con un virtuosismo eccezionale. L’artista sembra cercare un assoluto, una essenza, che, nell’opera, accresce la realtà, non si limita a riprodurla. È di più. Ventrone è il pittore dell’iperbole. E iperboliche, esagerate, barocche appunto, sono le sue opere, piuttosto che iperrealistiche. Una grande illusione”.
Mentre Federico Zeri commentava così le nature morte di Ventrone: “Descritti con lucidità persino esasperata, i suoi vegetali sono definiti da una luce sapientemente violenta, che non è di un sole di agosto, ma piuttosto quella dei teatri di posa dove viene realizzata l’immagine cinematografica. Le sue nature morte ci vengono proposte come attimi immobili di una vicenda che sta tra un antecedente e un futuro, come istanti, sospesi e incandescenti, di una realtà oggettiva definita, sino ad esserne divorata, da una luce implacabile, quasi siderica, contro fondi scuri di evocazione astrale o lunare da satellite o pianeta. La pittura di Luciano Ventrone è una continua scoperta ottica, un incessante recupero della realtà oggettiva, che riemerge dopo l’alluvione di forme astratte, cerebrali ligogrifi, di ‘grumi materici’ e di scritture gestuali”.
La mostra, promossa dal Comune di Urbino, è un progetto di Contemplazioni, in collaborazione con l’Archivio Luciano Ventrone, con il coordinamento generale di Gianluca Bellucci.