Al Museo di Roma in Trastevere, fino al 5 settembre sono esposte le fotografie di Luciano D’Alessandro in una mostra personale sulla sua attività fotogiornalistica e a cinque anni dalla sua scomparsa, realizzata a cura di Roberto Lacarbonara.
La mostra è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è prodotta dallo Studio Bibliografico Marini, Archivio Luciano D’Alessandro, con i servizi museali di Zetema Progetto cultura.
Essa riunisce oltre cento scatti realizzati nei sessant’anni di ricerca fotografica di Luciano D’Alessandro (Napoli, 1933 – 2016), uno dei massimi interpreti italiani del reportage sociale.
La mostra, che ripercorre, per la prima volta, circa sessant’anni di ricerca fotografica del fotografo partenopeo, rappresenta la prima antologica dopo le prestigiose mostre conseguite in vita: la collettiva a Camera 16 (Milano, 2010) con Lisetta Carmi e Mario Dondero, la retrospettiva del 2009 al Museo di Capodimonte e quella del 2006 a Villa Medici a cura di A. Bonito Oliva, la collettiva alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi (2006) e alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia (2005).
Il percorso espositivo si snoda lungo 5 sezioni tematiche: “Gli esclusi”, “Dentro le Case”, “Dentro il lavoro”, “Colera a Napoli”, “Terremoto in Irpinia”. Ognuno di questi ambiti costituisce un diverso territorio di investigazione fotografica in grado di restituire la piena consapevolezza di un autore e un intellettuale che, come pochi altri, ha saputo attraversare mezzo secolo senza retorica ma con il coraggio e l’ostinazione del giornalista, dell’osservatore, dell’ultimo idealista.
Dall’inchiesta su “Gli Esclusi” (1965-67), il primo vero documento sulla condizione silenziosa dei malati mentali, alle fotografie di “Dentro le case” (1977) e “Dentro il lavoro” (1979) realizzate con Gianni Berengo Gardin, oltre ai servizi fotogiornalistici tra Europa, Unione Sovietica e Sudamerica, per l’Espresso, Time, Daily Telegraph, Die Zeit, Le monde, L’Unità e il Corriere il fotoreporter rivela la sua grande sensibilità di radicale osservatore delle marginalità e delle forme di reclusione, delle utopie collettive e della loro dissoluzione.
Napoli, la terra nativa ed elettiva di D’Alessandro, la sua gente, le sue case, sono i luoghi della rigenerazione dello spirito, spazi di autenticità, dove persistono modelli rituali e paradigmi antropologici celati nelle storie della quotidianità e della semplicità. Non semplici “tessere” del visibile quotidiano, ma polemica, ammonimento, prova documentale e in certi casi, senza alcuna complicità, memoria amara.
A corredo della mostra anche il volume Postcart Edizioni, a cura di Roberto Lacarbonara, contiene testi del curatore e i contributi di due grandi amici e colleghi di Luciano D’Alessandro: Lisetta Carmi e Gianni Berengo Gardin.