Fino al 7 giugno, al Museo Civico di Bari è allestita una mostra personale di DiRò, duo artistico barese formato da Vincenzo Di Cillo e Patrizia Rossini, realizzata a cura di Antonella Marino. “Paroleinrame”, terza edizione, presenta un’ampia selezione di opere recenti, quadri e sculture che utilizzano il rame come principale mezzo espressivo.
Come scrive la curatrice, Antonella Marino, “ci sono tanti modi per accostarsi ai lavori di DiRò. Il primo livello, immediato, percettivo, è quello formale. Facile essere catturati dall’esuberanza sensuale delle tele, con lastre in rame assemblate in composizioni astratte che oscillano tra il rigore geometrico e l’impulso vitalistico, in simbiosi con inserti materici, corde, frammenti di pelle, specchietti, sedimenti oggettuali. Facile sorprendersi inoltre per la trasformazione delle foglie di rame in autonome volumetrie di corpi, sfere, barchette… Facile, ancora, lasciarsi attrarre dai giochi cromatici delle superfici lucide, levigate o corrose grazie a pilotati processi chimici, ossidazioni che “dipingono” bagliori iridescenti, macchie vibranti, riverberi di gemme preziose.
Il rame del resto ha una lunga storia creativa, che ha interessato anche molti artisti contemporanei. Nel caso dei DiRò si è trattato di una vera e propria fascinazione, avvenuta all’inizio quasi per caso. Dopo una brevissima parentesi pittorica, il rame è diventato il loro materiale d’elezione, quasi un marchio di fabbrica. Duttile e versatile. Ma anche mutevole, metamorfico e, una volta attivata la reazione chimica, prevedibile e controllabile solo in parte. Proprio come la vita.
Ed è qui che s’innesta un secondo, fondamentale livello di questa ricerca: il processo creativo del rame quale metafora della nostra esistenza. Se ci avviciniamo e sincronizziamo i nostri cellulari con il qr code posto sotto gran parte delle opere, queste ci parlano. Una voce femminile calda, d’intonazione attoriale, ci conduce in una sfera profonda, intima, pensosa. Scandita da brevi riflessioni, che accompagnano le tessere sparse di un puzzle esistenziale intriso di fragilità, speranze, paure, sogni”