La mostra della fotografa Veronica Gaido (Viareggio, 1974 ) è allestita, fino al 27 giugno, presso Casa dei Tre Oci di Venezia e si concentra sulla narrazione dei cantieri navali di Sanlorenzo, un labirinto, di qui il titolo scelto per la personale dell’artista curata da Enrico Mattei.
Si tratta di un viaggio di emozione, in 76 scatti, che trasfigura la visione più stereotipata a favore di un esito che invita il fruitore ad immaginazione intima e libera.
Un pensiero visivo che, trasfigurandoli, racconta i cantieri riuniti in una sottile e delicata connessione a Venezia, città del mare, in perenne attesa e mutazione, proprio come le opere dell’artista.
Sergio Buttiglieri, style director di Sanlorenzo, afferma: “I percorsi tra i ponteggi, le sagome dei nostri stabilimenti, i pontili, le impalcature, le gru, tutto trasfigurato, anche grazie al sapiente uso dei droni, in questa onirica dimensione che sembra viaggiare su un inedito asse Z al posto dei canonici X e Y, ci raccontano al meglio la complessità del nostro cantiere navale.
Una fotografia, quella di Veronica, che ben si rapporta con il nostro tempo densamente liquido, parafrasando il pensiero del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, celebre osservatore della post- modernità e delle sue fuggevoli mutazioni”.
Ancor più esplicito il racconto di ricerca di Veronica che ricorda: “Sono partita a ragionare per il mio nuovo progetto per Sanlorenzo da Dedalo mitico costruttore del labirinto di Creta. Labirinto ma solo in senso figurato, movimento intrigato di strade e di passaggi ove sia facile perdere l’orientamento ma in senso astratto la capacità di costruire immagini cariche di significato legate alla vita delle cose, alla vita dei luoghi e alla vita degli umani. In ogni opera si riflette un punto di vista laterale. In questo caso ho usato il labirinto come matrice di pensiero: i luoghi del lavoro li ho guardati con angolazioni impossibili, ho scelto linee che mi riportavano all’interno della complessità della vita e le stesse mi hanno segnalato la via di uscita per arrivare ad esempio a fotografare questi grandi oggetti finiti. Ho usato le luci del Cantiere come il filo rosso di Arianna prima per entrare nel labirinto e poi per comprendere le vie di uscita. Ogni barca in costruzione mi ricorda La Sapienza antica di Maestri, conoscenze quasi magiche, con un’idea di viaggio e di mistero ed eccoci di nuovo ai labirinti: una volta liberate in mare somiglieranno sempre di più ad esseri umani liberati dalla nascita all’interno del labirinto della vita”.
La mostra è corredata da un catalogo.