A uno dei protagonisti della ricerca concettuale degli anni Settanta, nonché rivoluzionario inventore di un linguaggio pittorico tra gli anni Ottanta e il nuovo Millennio: Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936-Santa Maria Hoè, Lecco, 2008), è dedicata una mostra antologica all’Arsenale di Iseo (BS), fino al 20 giugno. Il progetto è dell’Archivio Antonio Scaccabarozzi, Milano ed è realizzato a cura di Ilaria Bignotti in collaborazione con Camilla Remondina, con la collaborazione di Galleria Clivio Arte Moderna e Contemporanea, Milano-Parma e con il patrocinio di Comune di Iseo.
La mostra comprende un’ampia rassegna che si estende dagli anni Settanta al nuovo Millennio, con peculiare attenzione alle opere dove è centrale la relazione con l’acqua, intesa non solo quale materiale presente in gran parte delle sperimentazioni pittoriche, ma anche come riferimento iconico e spirituale della poetica dell’artista.
Una mostra che vuole essere, anche, un omaggio alla prestigiosa sede lacustre ospitante questo pro- getto, destinato a portare a Iseo una vasta rassegna dei principali cicli pittorici di Antonio Scaccabarozzi, con peculiare attenzione a quelli in cui l’elemento acquoreo, come componente costitutiva dell’opera o come allusione cromatica, è fondamentale.
Il percorso si addentra quindi nei cicli delle opere dedicate alle Immersioni (primi anni Ottanta), dove l’artista verifica il potere di assorbimento di colore diluito in acqua delle tele non preparate, ottenendo campiture dove una parte è dominata dal colore assorbito e disteso e una parte dal vuoto e dall’assenza, alle Iniezioni (primi anni Ottanta), dove con l’uso di peculiari siringhe Scaccabarozzi verifica la diversa reazione del supporto rispetto alla densità dei liquidi cromatici iniettati in esso, creando reti e punti cromatici di ipnotica bellezza.
Sono poi esposti i cosiddetti Acquerelli, lavori dove l’artista sigilla simbolicamente il colore diluito in acqua in una bottiglia, affiancandolo a opere dipinte col medesimo liquido, come una mappa misteriosa consegnata ai superstiti di un’arte futura. Il percorso prosegue con le opere realizzate fino al nuovo Millennio con e sui fogli di polietilene trasparente o colorato: membrane plastiche che Scaccabarozzi ora trasforma in superfici dove liberare la pennellata di colore, le Quantità libere (1982-1990); in altri casi, il polietilene colorato o trasparente è sagomato e tagliato, a formare barriere e squadrature del campo visivo: l’artista si interrogava, alla fine degli anni Novanta, sul problema del “Vedere attraverso” e dei limiti e le potenzialità della visione.
A questo tema si unisce il discorso ecologico: il riuso dei fogli plastici come atto di ricreazione del materiale dimenticato e quotidiano, sempre con il rigore e la perfezione che caratterizzano l’intera indagine di Scaccabarozzi.