Alla Galleria Estense di Modena è ripartito il ciclo delle mostre dossier con un originale focus sulla pittura al femminile nella Modena d’inizio Ottocento. La rassegna, dal titolo “Una pittura femminile piccola piccola. Anna Campori Seghizzi e il suo tempo”, ideata da Martina Bagnoli e curata da Gianfranco Ferlisi, muove dall’esame di alcune tra le opere meno conosciute delle raccolte museali per aprire il discorso sulla condizione femminile di quel tempo. L’esposizione presenta, infatti, i dipinti di una nobildonna modenese che per rango e per genere poté praticare la pittura solo in maniera dilettantesca, producendo soprattutto preziose miniature su avorio: Anna Campori Seghizzi (1781-1821). Al suo fianco la rassegna propone anche le opere di Maria Teresa Beatrice d’Austria d’Este di Chambord (1817-1886) che, nell’atelier domestico della corte, si dedicava con molta attenzione alla medesima attività.
Le opere di Anna Campori, figlia di Giuseppe, VII marchese di Soliera, 37 miniature realizzate su avorio, arrivate nella collezione estense grazie al lascito della figlia Giulia Seghizzi Coccapani Imperiali (1807-1895), sono visibili al pubblico assieme a due ritratti di Adeodato Malatesta (Ritratto della marchesa Anna Campori Seghizzi e Ritratto della marchesa Giulia Seghizzi Coccapani Imperiali) che ci fanno conoscere madre e figlia e l’intimo legame che le legò. Giulia, infatti, non solo lasciò alla Galleria Estense le pitture della madre Anna, ma ne commissionò anche il ritratto postumo al celebre pittore modenese che, per eseguirlo, utilizzò proprio una delle miniature della pittrice scomparsa prematuramente. Accanto alle miniature e ai ritratti sono in mostra anche due rarissime opere di Maria Teresa d’Austria d’Este (proprio la figlia del duca di Modena) conservate alla Galleria Estense, in particolar modo la sua interpretazione del San Francesco d’Assisi in adorazione del crocifisso, copia da Elisabetta Sirani. La grande tela di Bernardino Rossi (Cortile di Carpi, 1803 – Modena, 1865), con La famiglia di Francesco IV d’Este, ce ne illustra i dettagli, mostrando Maria Teresa davanti al cavalletto mentre ritrae la sorella, Maria Beatrice Anna (1824-1906).
Anna Campori praticava, dunque, l’arte della miniatura in quello che è considerato il periodo d’oro di tale genere (1775-1825). Sulla scia del successo che questo tipo di pittura riscosse, la modenese scoprì la lucentezza della resa pittorica sulla superficie eburnea. L’utilizzo della tempera sull’avorio permetteva, infatti, ai vari strati di colore di assumere un effetto trasparente e luminoso. Sulla lastra d’avorio era necessario applicare, tramite colle animali ad alta adesività, due o tre strati di carta come preparazione del supporto. Questa tecnica è stata messa in evidenza da lavori di restauro, che hanno interessato quasi tutte le miniature alla fine degli anni Ottanta. Furono proprio tali restauri a portare in luce anche le qualità espressive della pittrice e a restituirci l’importanza della dimensione dilettantesca della esperienza estetica di inizio ottocento.